Malpensa, la crisi colpisce anche le attività commerciali
La crisi di Malpensa presenta aspetti che non riguardano solo i lavoratori del trasporto aereo ma anche tutto l’indotto, e in particolare quei settori di servizi
La crisi di Malpensa presenta aspetti che non riguardano solo i lavoratori del trasporto aereo ma anchetutto l’indotto, e in particolare quei settori di servizi che vanno dalla ristorazione, al commercio, alle imprese di pulizia e di vigilanza, dove su 130 aziende sono impiegati circa 3.000 lavoratori.
Di fatto la riduzione dei voli da parte di Alitalia, con il conseguente calo di passeggeri, ha causato una forte flessione di vendite in tutti gli esercizi commerciali presenti in aeroporto, tanto più in quei negozi griffati che oggi si trovano a fare i conti con il deserto che è diventato lo scalo di Malpensa. La crisi generale in atto crea poi, in queste realtà, ulteriori elementi di difficoltà.
Tutto questo comporta una crisi occupazionale strisciante alla quale nelle grandi realtà si è finora fatto fronte non rinnovando i molti contratti a termine, mentre nelle piccole realtà si verificano diverse chiusure dei punti vendita con conseguenti licenziamenti.
«Il fatto preoccupante – spiega una nota della Ficams Cgil – è che si stanno operando diverse dismissioni senza che la Sea , quale responsabile di tutte le attività presenti in aeroporto, si impegni ad affrontarle con i diretti interessati, malgrado noi come sindacato abbiamo chiesto più volte di aprire un tavolo di confronto per trovare soluzioni adeguate alle questioni poste dalla crisi. La Filcams Cgil ritiene che sia riduttivo pensare di risolvere il problema azienda per azienda, e che sia invece necessario e opportuno pensare a un confronto con tutte le parti interessate, siano esse le aziende operanti nell’area o le istituzioni territoriali e regionali e l’azienda di gestione Sea, al fine di determinare scelte consapevoli e azioni sindacali capaci di governare e gestire la crisi in atto. Tutto questo è necessario perché non possono essere solo gli ammortizzatori sociali a risolvere il problema, soprattutto per questi settori, dal momento che la chiusura del negozio o del punto vendita determina generalmente la scomparsa dell’azienda stessa e, per molti lavoratori e molte lavoratrici, la perdita definitiva del posto di lavoro».
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