“Reguzzoni, ce l’abbiamo noi una soluzione per il made in italy”
Il laboratorio Rfid di Liuc “propone” al primo firmatario della legge per la trasparenza dei prodotti italiani come accertarne la provenienza, grazie a un piccolo segnale radio
La tracciabilità del tessile può essere messa in pratica, con un piccolo segnale radio: a dirlo, proponendo la soluzione, è il Lab#ID dell’Università Carlo Cattaneo –LIUC, che studia l’applicazione dell’Rfid nelle imprese. «La proposta di legge Versace-Reguzzoni, approvata ieri alla Camera, ha l’obiettivo di tutelare il made in Italy con l’etichettatura obbligatoria dei prodotti dell’industria del tessile: una legge importante, per la quale il Lab#ID ha già avviato un progetto che può essere di grande utilità – spiega Samuele Astuti, del laboratorio Liuc che studia l’applicazione dell’Rfid nelle imprese – Questo progetto, fra i primi in Italia, è stato realizzato in collaborazione con Confindustria Como, e ha come fine la tracciabilità completa di filiera attraverso un sistema RFId che identifichi le rocche, i tessuti e i capi finiti».
Il progetto ha interessato sette aziende del distretto tessile serico comasco, che svolgono in sequenza le lavorazioni di roccatura, tessitura, purga, tintura, stampa, finissaggio e confezione (cioè tutti i passaggi della lavorazione serica) realizzando capi in seta destinati all’abbigliamento femminile di alta moda. «In queste imprese, il made in Italy è una forte leva di vantaggio competitivo – prosegue Astuti – Con l’applicazione di un tag, un piccolo componente elettronico costituito da circuito integrato e da un’antenna installati a un oggetto, consente di identificarlo e tracciarlo in maniera unica ed inequivocabile lungo tutte le lavorazioni che subisce all’interno dell’impresa, e anche presso le imprese terziste che fanno una parte del lavoro».
Dopo una lunga serie di prove e test di lettura per ciascuna delle fasi produttive (che per i ricercatori del laboratorio sono state particolarmente critiche date le elevate temperature, la presenza di liquidi, bagni chimici e getti d’aria di forte intensità) i ricercatori di Lab#ID sono riusciti a dimostrare che l’applicazione di un tag RFId su ciascun tessuto grezzo all’inizio della filiera o subito dopo la tessitura, consentono di tracciare in maniera completa tutte le lavorazioni svolte dalle diverse imprese: «L’associazione delle informazioni contenute nel tag, aggiornate dopo ogni trattamento che il tessuto subisce su un database condiviso dalle imprese, consente inoltre di registrare e memorizzare progressivamente tutti i dati in merito ai trattamenti a cui il tessuto è sottoposto – continuano dal Lab#Rfid – Un processo che permette di risalire a tutta la storia del tessuto, dall’inizio alla fine. Al cliente finale, in questo modo, è così assicurata la trasparenza e il made in Italy. Di più: con l’aiuto del tag Rfid durante l’acquisto il cliente potrebbe addirittura visualizzare in maniera interattiva le informazioni sulla storia produttiva del prodotto ed eventuali disegni raffigurati dello stilista, nonché le fotografie delle varie lavorazioni».
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