Sfratti, ancora un caso emblematico

La famiglia V., sfrattata dalla casa Aler per morosità e con un disabile, vive in auto. Quando però la prepositura prima, e il Comune poi hanno cercato di aiutarli a trovare un nuovo alloggio, hanno detto di no

Emergenza casa: ne abbiamo parlato estesamente nelle ultime settimane, il Comune vi si sta impegnando e in commissione servizi sociali non si è mancato di approfondire il tema,. Non mancano situazioni paradossali, che per quanto individuali vanno a simboleggiare la difficoltà di trattare con le persone e di trovare vie d’uscita al tunnel dello sfratto. Una soluzione "estrema", questa, che lascia famiglie in frantumi in abitazioni diverse o, come nel caso che andiamo a citare, ridotte a vivere in automobile.

Accade che la famiglia V., composta da madre, padre e giovane figlio gravemente disabile, già seguito dai tempo dai servizi sociali, venga sfrattata dalla casa Aler in cui viveva dopo il classico e lungo tira e molla. L’ente, oberato di richieste per case (fino a otto-dieci volte la sua effettiva disponibilità), da un paio d’anni ha dato un giro di vite sulla morosità degli inquilini: per pochi che siano gli sfratti poi effettivamente portati a termine dall’ufficiale giudiziario, l’esito è quasi inevitabilmente un dramma.
La situazione dei V., di origine serba, ridottisi a vivere in auto, con l’assegno d’accompagnamento per il ragazzo quale unico reddito certo e tuttora indebitati per le spese legali, è giunta all’orecchio della stampa, causando persino una risposta ufficiale, via comunicato, di Palazzo Gilardoni che teneva a rimarcare quanto fatto a favore di queste persone.

Ne parliamo con l’assessore ai servizi sociali Mario Crespi, che premette di essere riluttante a citare casi singoli, ma vista la pubblicità di questo, non si sottrae. Tanto più che il suo assessorato aveva "pieno mandato per affrontare la questione" secondo la nota ufficiale del Comune – che a questo punto viene da chiedersi se sia stata concordata o meno. «Seguiamo da tempo la famiglia con l’area disabili, l’impegno dell’assistente sociale è encomiabile» dice Crespi. «Di fronte all’irrigidirsi della posizione di Aler, siamo riusciti a far rinviare l’esecuzione del loro sfratto da ottobre a gennaio». Tre mesi guadagnati, nondimeno i V. si sono trovati buttati fuori in pieno inverno, a passare le giornate fra auto, bar e centro commerciale, la notte sul piazzale di una chiesa. «Il problema è che una volta sfrattati dalle case popolari, non si può rientrarvi e nemmeno fare domanda per cinque anni, la legge lo proibisce». Che fare dunque? «Abbiamo fatto ricorso alla rete sociale», un leitmotiv caro all’assessore. E in verità una casa temporanea, tramite i buoni uffici del prevosto, era stata trovata: ma non è piaciuta. «Dopo una visita, la famiglia non l’ha accettata, perchè non era al pianterreno, era troppo piccola, insomma non gli andava bene». Strana risposta per chi si trova all’addiaccio in auto: ma tant’è. In assenza di alternative disponibili al momento, non restava che rivolgersi al mercato privato: peggio che andare di notte, in teoria, ma il Comune, come chiedevano anche le associazioni e sindacati che seguono la difficile situazione dell’emergenza casa, in alcuni casi viene effettivamente incontro a sue spese a chi è in difficoltà. Nel caso specifico si era valutato, racconta l’assessore, che il Comune anticipasse tutte le spese legate all’apertura del nuovo contratto d’affitto: cauzione, allacciamenti, eccetera, per un totale di poco inferiore ai tremila euro. La donna, spaventata dall’entità della cifra e probabilmente pensando di non essere in grado di far poi fronte alle rate d’affitto, ha detto anche in questo caso di no. Incomprensioni? Equivoci? O "troppe pretese"? Difficile dirlo, e forse non è proprio il caso di dare dei giudizi. Il consigliere comunale Enrico Salomi, che ha incontrato le persone interessate (senza stampa al seguito, e ci tiene a dirlo) ed è rimasto colpito dalla vicenda, precisa che l’alloggio offerto tramite le parrocchie risultava in effetti difficilmente accessibile soprattutto per il ragazzo e piuttosto precario. «Sono persone dignitose, ma in una situazione davvero straziante. A titolo personale, prenderò in considerazione la petizione proposta al sindaco sulla questione casa, penso anche che determinate persone vadano in qualche modo accompagnate».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2010
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