Dal Pakistan all’Italia per superare le differenze
La storia di Pasha Naeem, laureato in economia con un passato di immigrato ai margini: oggi è iscritto alla Cisl e segue i progetti di sviluppo in terra pakistana
Pasha ama l’Italia, «il mio secondo Paese», dice. Secondo come può essere secondo un figlio, che si ama come il primo. E il primo, per Pasha, è il Pakistan dove è nato 36 anni fa e dove, quando può, ritorna. Non come immigrato qualsiasi, ma come sindacalista: Pasha Naeem è iscritto alla Cisl e segue i progetti di sviluppo in terra pakistana: «Nel 2007 sono andato per la prima volta, per vedere da vicino la casa famiglia di Peshawar che è sostenuta da Iscos (la organizzazione non governativa della Cisl, ndr): ci sono lì 40 bambini afghani orfani, molte sono bambine o ragazze». Lui è laureato in economia, ha anche un master e un passato – solo pochi anni fa – di immigrato ai margini, sfruttato e a rischio di espulsione. Oggi invece è un instancabile promotore sindacale, in Italia e anche in Pakistan: spiega che per la casa famiglia di Peshawar ha trovato i computer per creare un’aula d’informatica, ma anche delle macchine da cucire, perché le ragazze vogliono imparare un lavoro e allo stesso tempo vogliono autofinanziare la casa.
Pasha non si è fermato solo nella cittadina al confine con l’Afghanistan. Nel 2009 è arrivato a Sialkot, la più grande zona industriale di tutto il Pakistan. Obbiettivo: creare un ponte tra sindacato italiano e pakistano e far partire altri progetti di solidarietà. «A Sialkot si producono anche i palloni da calcio, c’è molto sfruttamento dei bambini al lavoro. La Pakistan Worker Federation e l’Iscos (la sigla sta per Istituto Sindacale per la Cooperazione e lo Sviluppo) hanno in totale 15mila iscritti: ho parlato con i lavoratori e fatto proposte a favore delle donne». La situazione dei diritti è ancora difficile, ma la cultura sindacale e della difesa della sicurezza sul lavoro si va estendendo, anche grazie al rapporto con i sindacati italiani: l’esperienza è una delle più interessanti curate da Iscos-Cisl, che l’ha presentata nel corso del convegno "Cisl è anche solidarietà internazionale", tenutosi al De Filippi.
«In Pakistan – dice ancora Pasha – mancano i contratti, si lavora tanto senza contratto: devono educare i lavoratori. Cisl e Iscos lavorano lì dal 1998, credo che il lavoro di formazone dei sindacalisti sia a metà dell’opera».
Ma il lavoro di organizzazione si fa anche in Italia, favorendo l’aggregazione come lavoratori e come cittadini. Pasha ha riunito tutti i gruppi di pakistani della provincia, facendo nascere l’Associazione Pakistani Varesini: la spinta viene anche dalle donne della comunità e ha un occhio di riguardo in particolare per l’integrazione delle donne, che procede con qualche difficoltà. A Gallarate, insieme a Cisl e Caritas, hanno organizzato un corso d’italiano: le donne si sono presentate a decine e si è dovuto aumentare il numero delle "classi".
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