Perché l’Insubria non vuole quel “superchirurgo”?

Il caso sollevato dal "Corriere". Bocciato al concorso per una cattedra universitaria si rivolge al tribunale che per cinque volte gli dà ragione. Risultato: nove anni di ricorsi. Per l'università: «Tutto nasce da un malinteso»

università insubria ricorsi contro marco lanzettaDa una parte c’è un "superchirurgo" che vuole ottenere una cattedra all’università dell’Insubria, dall’altra l’ateneo che ad ogni selezione per quel posto sceglie altri candidati. In mezzo nove anni di ricorsi e cinque sentenze che impongono all’università varesina di ripetere ogni volta la procedura di valutazione. "Lanzetta batte Insubria 5-0. In un Paese serio, davanti a un risultato così, si dimetterebbero il rettore, i commissari, i professori dichiarati vincitori, tutti. Ma questo, si capisce, in un Paese serio". Il giudizio di Gian Antonio Stella sulla vicenda che vede contrapposti il chirurgo Marco Lanzetta e l’università dell’Insubria di Varese è molto pesante. In un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera il giornalista ricostruisce nove anni di ricorsi e sentenze: "Tutto comincia – scrive Stella – quando il chirurgo, dopo essersi specializzato in chirurgia della mano nel New South Wales e in Quebec, aver avuto giovanissimo la direzione della Microsearch Foundation di Sydney, aver partecipato nel 1998 a Lione al primo trapianto al mondo di una mano e avere già pubblicato molti dei suoi 190 libri, capitoli di opere collettive e articoli scientifici anche sulle maggiori riviste internazionali, decide di concorrere per una cattedra di professore di ruolo di prima fascia alla «Insubria» per «malattie dell’apparato locomotore». La materia che già insegnava come «associato» alla Bicocca: «Pareva un bando studiato per me». Errore: «Era destinato ad altri». Come ricorda l’ultimo dei verdetti giudiziari, il tormentone comincia nell’autunno 2002. Quando, esaminati i candidati alla cattedra, la commissione giudicatrice dichiara «idonei i professori Giorgio Pilato e Paolo Tranquilli Leali e non idoneo il Prof. Lanzetta». Giusto? Sbagliato? Non ci vogliamo neppure entrare. Perché se anche Lanzetta fosse ingiustamente considerato un fenomeno nel resto del mondo ma fosse in realtà un somaro casualmente finito a fare il primo trapianto di mano al mondo e gli unici trapianti simili in Italia, il punto è quello che dicevamo: le sentenze vanno rispettate sì o no anche nelle università?". Questo è il punto per il giornalista della Casta.

I ricorsi – In risposta a quel giudizio il chirurgo ha fatto ricorso al Tar che nel 2006 gli ha dato ragione. "I due professori premiati dall’ateneo ma non dai giudici e la «Insubria» ricorrono al Consiglio di Stato – prosegue Stella – che di nuovo dà torto a loro e ragione a Lanzetta. A quel punto cosa fa il rettore? Rinnova la «procedura di valutazione», accetta le dimissioni del presidente della commissione, lo sostituisce con un altro e conferma gli altri componenti della «giuria». La quale, un anno dopo la sconfitta in appello (che fretta ci sarà mai…) torna nel novembre 2008 a dichiarare vincitori i professori Pilato e Tranquilli Leali e a bocciare Lanzetta che ha osato contestare il loro giudizio. Lanzetta torna a fare ricorso. E il Tar, nell’aprile 2009, torna a dargli ragione disponendo «l’annullamento degli atti impugnati». E otto mesi dopo torna a fare lo stesso, stroncando il contro-ricorso della «Insubria», anche il Consiglio di Stato. Che ordina all’università «di rinnovare la procedura di valutazione comparativa annullata e di innovare la composizione della Commissione giudicatrice» per «assicurare condizioni oggettive di imparzialità» dato che già due volte la stessa commissione non aveva rispettato ciò che la magistratura aveva stabilito". Nel 2010 l’università ha riproposto la selezione, promosso nuovamente i due candidati e bocciato Lanzetta che per l’ennesima volta è tornato in tribunale: "Dice l’ultima sentenza – conclude Stella – l’ultima selezione della Insubria «riproduce i medesimi vizi» delle altre annullate, è «in contrasto» con ciò che aveva disposto il giudice e pur eseguendo formalmente quegli ordini «tende in realtà a perseguire l’obiettivo di aggirarli sul piano sostanziale, in modo da pervenire surrettiziamente al medesimo esito già ritenuto illegittimo». Quindi l’intera procedura «deve essere annullata»".

La replica dell’unversità – «Che Marco Lanzetta sia il miglior chirurgo ortopedico lo dice soltanto lui». A parlare è Paolo Cherubino, primario di Ortopedia, professore dell’Insubria e già preside di Medicina: «Ci sono ben altre valutazioni da fare. In ogni caso, rispetto al concorso tutto nasce da un malinteso sulla sua natura. Questo era stato indetto per un posto di clinica ortopedica e traumatologica e non per la chirurgia della mano. I giudici ogni volta entrano nel merito delle competenze del Lanzetta senza tener conto della natura del concorso. Si tenga poi conto che nel tempo ci sono state cinque diverse commissioni. Una cosa che dovrebbe far pensare è la massiccia campagna stampa che questo signore fa partire ogni volta che si è in prossimità di un giudizio sui suoi ricorsi. In ogni caso, su tutta la vicenda, stiamo valutando di rispondere pubblicamente con il collegio nazionale dei professori universitari ortopedici».

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Pubblicato il 24 Novembre 2011
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