Dal ’99 al cento

Copertina dedicata a Carlo Recalcati, eroe nel 1999 e autore della centesima vittoria sulla panchina biancorossa. E poi rileggiamo con due voti la splendida Varese-Pescara di giovedì scorso

(d. f.) Nossignori, il volley non c’è. E non perché siamo impazziti e ignoriamo una finale scudetto che tiene tutti sulla corda sull’asse Busto-Villa: la saga tricolore però vive di lampi continui che mal si sposano con la ritualità del Pagellone, che ospiterà i suoi verdetti pallavolistici settimana ventura. Lasciamo dunque la copertina a Re Carlo, che per la centesima volta è tornato dalla guerra, accolto dalla sua terra (adottiva) che lo cinge d’alloro (ci scusi il maestro De André per la citazione strampalata). Poi rileggiamo con due giudizi la splendida sfida tra Varese e Pescara – voto 9: la partita più bella vista a Masnago quest’anno – e bocciamo forse definitivamente un’esperienza mai decollata davvero. Quella della tentata rinascita della Gallaratese, naufragata nel giro di due stagioni.

Pagellone numero 88 del 10 aprile 2012

carlo recalcati basket apertura 2012Carlo Recalcati 8,5 – Sulla panchina che fu di Nikolic e Gamba, il Charlie tocca quota 100 vittorie in poco meno di quattro stagioni. Numero non mostruoso ma comunque importante, anzitutto per quei successi colti nel glorioso ’99 ma anche per quello che il coach milanese sta costruendo in questa seconda esperienza biancorossa. Con la sua presenza "forte" il Consorzio ha mosso i suoi primi passi, con lui alla guida Rannikko e compagni puntano alla seconda partecipazione consecutiva ai playoff dopo aver messo nel sacco Biella. Partita di cui molti si lamentano ma che è andata (pur con qualche patema di troppo) come Recalcati aveva previsto: logorando cioé l’avversaria e infilzandola nel finale di gara. Sarà pure un super-veterano, sbaglierà anche lui qualche scelta, ma a 67 anni conosce tutti i trucchi del mestiere e li sa applicare. «Provare per credere» dicevano una volta, proprio a Biella…

Filipe Gomes 7 – Le discese ardite, e le risalite. Ha una parabola battistiana la stagione di questo brasiliano prossimo ai 25 anni che ha rischiato di rovinarsi la carriera centrando – in condizioni poco professionali – un platano sul vialone di Brinzio ma che poi, da quel giorno nefasto, si è ricostruito nel fisico e nella mente sino a firmare con la penna buona la vittoria del Varese contro il Pescara. Lanci pirleschi (e non è una parloccia), presenza decisa, passaggi precisi e nessuna paura, il tutto a pochi giorni dalla giornata storta di Castellammare. «E poi ancora in alto, con un grande salto».

Dario Polverini 6,5 – Gioca per la prima volta con la fascia di capitano della Pro Patria sul braccio e causa il vantaggio del Savona con una deviazione sfortunata nella propria porta. Un inizio del genere avrebbe ammazzato chiunque e ha fatto pensare al peggio, ma il difensore tigrotto è ragazzo pieno d’orgoglio: da quel momento non ha più sbagliato un pallone garantendo sicurezza a tutto il reparto.

Zdenek Zeman 5 – Va in silenzio stampa per protestare contro gli arbitri, lo rompe per per protestare contro gli arbitri. Contento lui, contenta la sua società (a proposito: tutt’altra classe per il ds Daniele Delli Carri), meno i tifosi del Pescara che nelle ultime partite hanno raccolto un solo punto, tanti gol subiti e un crollo verticale in classifica. Forse i problemi vanno oltre ai fischietti stonati e agli assistenti orbi che d’altra parte ci sono anche per le altre squadre (l’arbitraggio di Varese-Pescara è stato pessimo da ambo le parti). Ma Zeman, evidentemente, va bene così: mica che qualcuno parli delle pecche della sua squadra. Non sia mai.

Gallaratese 3 – Una stagione pessima: iniziata con il piede sbagliato sotto la guida di Max Caniato e proseguita peggio con la crisi societaria, la diaspora dei giocatori, la necessità di riformare un gruppo in fretta e furia e la cocente, ma inevitabile retrocessione in Eccellenza divenuta matematica con quattro gare di anticipo.Uno scenario costruito da chi è (ed era) seduto dietro le poltrone presidenziali e che  non ha saputo evitare una situazione simile. Un plauso lo riserviamo all’allenatore, Enrico Bortolas (voto 7), l’unico che ha dimostrato attaccamento alla maglia e alla squadra; peccato che per lui sia la seconda retrocessione di fila dopo quella con la Solbiatese. E la domanda sorge spontanea: valeva davvero la pena trapiantare alle "Azalee" il titolo sportivo del Saronno, senza un progetto solido alle spalle? 

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Pubblicato il 10 Aprile 2012
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