Artigiani spremuti dall’Imu: si raddoppia rispetto alla vecchia Ici

L'Ufficio studi di Confartigianato ha calcolato l'impatto dell'Imu sulle imprese nei cinque comuni principali della provincia. Se si applica l'aliquota del 10,6 per mille i rincari saranno in media del 140 %. I sindaci intervistati denunciano difficoltà ad applicare aliquote minime

L’Imu (Imposta municipale unica) è come una medicina, amara ma necessaria, perciò prima di prenderla è meglio leggere il "bugiardino" per capire modi e dosi di assunzione ed evitare così effetti collaterali pericolosi. Confartigianato “il bugiardino” se lo è scritto da solo, dopo aver calcolato l’impatto della nuova imposta a seconda dell’aliquota scelta. «Abbiamo creato un ufficio studi fiscalità e servizi locali – spiega Mauro Colombo, direttore di Confartigianato imprese Varese – che servirà a monitorare non solo le aliquote dell’imposta, ma anche i regolamenti delle amministrazioni, quindi le modalità con cui vengono erogati i servizi alle imprese. Sarà un benchmark importante anche per i comuni, che potranno confrontarsi con le aspettative delle imprese».
Confartigianato le sue proiezioni, con tanto di grafico, le ha già fatte, basandosi su un gruppo campione di 2000 imprese. Con l’aliquota base al 7,6 per mille, l’Imu sugli immobili produttivi, rispetto all’ Ici, comporterà per le imprese in provincia di Varese un maggior gettito di 34 milioni di euro.
Interessante vedere che se viene adottata l’aliquota del 10, 6 per mille il rincaro per i piccoli imprenditori, rispetto alla vecchia Ici (imposta comunale sugli immobili), sarà del 140 %. Un salasso notevole, che però scende al 70% se si applica l’aliquota del 7,6 per mille. È chiaro che solo un aliquota del 4,6 per mille potrà evitare «la spremitura» fiscale dell’imprenditoria varesina.

Gli Artigiani, però, sono andati ben oltre, intervistando anche i sindaci dei 5 comuni più importanti della provincia: Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Luino. Tre domande secche: qual è l’aliquota deliberata, come sarà utilizzato il gettito dell’imposta e quali azioni sono previste a favore dell’imprese. Varese ha deliberato l’aliquota del 4,5 per mille sulla prima casa e l’8,3 per mille su seconda casa e attività produttive; Saronno 4 per mille e 9,8 per mille; Busto Arsizio 4 per mille e 7,6 per mille; Luino 4,5 per mille e 8,6 per mille; Gallarate 6 per mille e 10,6 per mille.

E se è vero che il 50% del gettito Imu sui fabbricati destinati alla produzione andrà allo Stato, è altrettanto vero che il restante 50% rimarrà nelle casse dei comuni.
Che cosa faranno i sindaci con quei soldi? È quasi superfluo dire che gli amministratori pubblici sono con l’acqua alla gola. Per quasi tutti, infatti, il gettito della nuova imposta servirà per arrivare al pareggio di bilancio e a finanziare la spesa corrente, perché i tagli operati dallo Stato non permettono nessun margine di manovra.
Per le imprese, dunque, nulla all’orizzonte: nè incentivi, nè sgravi, nè agevolazioni. In questo momento sono solo una risorsa da spremere. «Come associazione – spiega Colombo – assumiamo un ruolo di responsabilità anche su un ‘imposta che ha i caratteri della necessità. Noi non diciamo che l’Imu non va pagata, ma modulata perché raddoppia rispetto a quanto abbiamo pagato con l’Ici».

Il ragionamento di Confartigianato non si limita ai servizi alle imprese sul territorio, ma anche a quelli erogati ai cittadini perché «se il cittadino ha dei servizi che funzionano, si avrà un impatto positivo anche sull’impresa realizzando così un’armonia complessiva». Nel frattempo gli scarsi incentivi alle imprese e il contesto sfavorevole si fanno sentire agli sportelli dell’associazione di via Milano. «Rispetto allo scorso anno – conclude Colombo – abbiamo ridotto la nostra capacità di generare impresa sul territorio. Non fatevi ingannare dai dati regionali che parlano di un saldo attivo tra imprese nate e morte: i nuovi ingressi sono per lo più partite iva, cioé ex lavoratori dipendenti di aziende che hanno chiuso e che sono diventati autonomi. Il flusso delle persone che vengono da noi per aprire un’attività è calato del 20%. Le regole del gioco si sono complicate, è aumentata l’incertezza di fondo e quindi aprire una nuova impresa di questi tempi ci vuole un entusiasmo doppio».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Maggio 2012
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