“Con quel video hanno distrutto l’onore delle vittime”
Due ragazzi furono picchiati e anche abusati sessualmente mentre gli aggressori li filmavano con il telefonino. I pm commentano la dura condanna contro i massacratori di San Fermo
Dicevano così: «D’ora in poi dovrete fare tutto quello che vi diciamo, sennò questo video lo faremo vedere a vostra madre». Sono stati condannati ieri, i due ventenni che trasformarono una cantina di via Tarvisio a San Fermo in una sala delle torture, e che fecero circolare un video con un abuso sessuale filmato con il telefonino.
La sentenza del gip:
E’ stata esemplare: 14 anni di carcere a E. D. C., 11 anni e 4 mesi per A. V.
Ma i magistrati sono ancora scossi. «Il delitto più brutto è quello che sporca l’onore – affermano i pm Maurizio Grigo e Sabrina Ditaranto (foto) – colpisce la morale familiare, umilia, getta nel discredito generale una persona, ed è quello che è accaduto».
«In fase di indagine abbiamo appreso che il video è stato anche messo su internet – osservano Maurizio Grigo e Sabrina Diratanto – successivamente è stato tolto, ma tanti ragazzi l’hanno visto. Dura 13 minuti, sono immagini brutte, che umiliano e offendono. Noi lo ricevemmo tramite una fonte conosciuta che lo aveva avuto, a sua volta, da un anonimo. Speriamo che qualcuno si sia pentito di averlo visto e che abbia almeno avuto una forma di ribellione a tutta questa violenza gratuita».
Il video è la parte più brutta di questa storia ma il dramma parte da lontano: «
«Il video sembra essere stato girato non per soddisfare delle vere pulsioni sessuali, bensì per ricattare le due vittime – continua la dottoressa Ditaranto – c’è la volontà di umiliare e tenere in pugno gli altri. Siamo andato vicini al reato di riduzione in schiavitù, perché quei due poveretti erano diventati i giocattolini degli imputati». La sudditanza di cui parla il pm emerge anche dalla sequenza dei pestaggi: «E’ inspiegabile – fa notare il magistrato – che quei ragazzi, ancora doloranti per le botte ricevute il giorno prima, abbiano seguito i loro persecutori in quella cantina. E’ una sudditanza che si spiega anche alla luce di quel video».
E. D. C. ha scritto diverse lettere dal carcere, si è detto pentito, A. V. ha affermato che avevano fumato e non erano lucidi, ma secondo il pm non si sono resi conto fino in fondo del reato commesso. I magistrati sono colpiti da una circostanza: «In una lettera ai difensori E. D. C. si lamenta di essere detenuto insieme a persone che hanno compiuto violenze sessuali… ». La faccia che fa il pm dopo questa frase dice molto, e ve la potete immaginare.
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