Il mio destino di musicista passa da Betlemme

Il giovane trombettista Stefano Galante suonerà nella chiesa della Natività durante la messa di Natale che per la prima volta sarà in arabo

A volte dietro un dono si nasconde un destino. Un segnale che indica la via da seguire nel tempo che verrà. Stefano Galante quel dono lo ha ricevuto dai nonni all’età di quattro anni: una piccola tromba splendente riposta sullo scaffale della casa di Casbeno. Il piccolo Stefano non si limita a guardarla, ogni tanto la tira giù e suona. Tanti rumori e qualche nota, quanto basta a rivelare a papà Gianfranco e mamma Caterina (foto sotto) la sensibilità musicale del loro bambino. La risposta dei maestri però è sempre la stessa: «Stefano è ancora troppo piccolo per imparare a suonare la tromba».
I due genitori non mollano e il destino talentuoso del figlio si compie grazie alla loro tenacia: dalle prime lezioni private al liceo musicale, fino al Conservatorio di Lugano dove si diploma con il Maestro Francesco Tamiati prima tromba del Teatro alla Scala di Milano.
Oggi ha 22 anni, vive in Svizzera dove frequenta il master in performance solista e ha una carriera luminosa davanti a sè. «È stato un bene che ci sia stata quella tromba in casa – racconta Stefano Galante – perché è diventata la mia passione ed è grazie a quello strumento che i miei genitori, con lungimiranza, hanno pensato di darmi una formazione completa».
Galante non si separa mai dal suo strumento, studia 6 ore al giorno a cui si aggiungono le prove e gli impegni con varie formazioni, dalle orchestre filarmoniche ai quintetti. «A volte il talento viene sopravvalutato – continua il musicista– ma da solo non basta. Si puo’ vivere di musica, ma non ci si puo’ aspettare che la musica venga da te, bisogna essere pronti a fare sacrifici. Occorre un duro lavoro quotidiano, perché senza uno studio intenso non si ottengono risultati».
I sacrifici, nel suo caso, sono stati ben ripagati. Nell’agenda di Galante sono già previsti impegni con l’Orchestra Giovanile Italiana, concerti a Firenze con il Maggio musicale fiorentino, a Modena e Reggio Emilia con l’Accademia del Teatro alla Scala.
Non snobba la musica leggera e del jazz apprezza l’improvvisazione. È però il repertorio barocco e romantico ad accendere la sua passione musicale. «Il brano che mi tocca il cuore è la sinfonia numero 5 di Gustav Mahler» dice senza esitazione.
La notte di Natale sarà protagonista di un evento che ricorderà a lungo perché le note della sua tromba risuoneranno a Betlemme nella chiesa della Natività dove per la prima volta si celebrerà la messa in arabo. «L’anno scorso – conclude Stefano – il maestro Tamiati mi ha chiesto di sostituirlo in un concerto organizzato dall’associazione Amici del Magnificat per raccogliere fondi per sostenere gli studi di uno studente israeliano in Italia. Il video di quel concerto è stato inviato a Padre Armando Petrucci, organista del Santo Sepolcro che compone ogni anno un concerto per la messa di Natale, che vedendo quel video ha deciso di inserire una tromba, la mia».
Ancora una volta il destino di Stefano si è compiuto.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Dicembre 2012
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