“Alla BTicino abbiamo idee e coraggio”

Il gruppo Legrand, di cui fa parte lo stabilimento di Varese, investe il 5% dell'intero fatturato (4,5 miliardi di euro) in ricerca e sviluppo. "I venti dell'innovazione" della Camera di Commercio entrano direttamente in azienda

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«Se c’è qualcosa di nuovo da studiare e realizzare nel settore del materiale elettrico, dobbiamo farlo noi per primi». Questa frase di Gigino Bassani, fondatore della BTicino, oggi gruppo Legrand, è stata riprodotta nell’ala della fabbrica che ospita la domotica, lo sviluppo più recente del business degli interruttori elettrici. A far buona compagnia a quelle parole ci sono le immagini dei vari interruttori realizzati dal 1948 ai giorni nostri, tra cui il “Salvavita” del 1965, quello con il pulsantone rosso, icona di un Paese che si affacciava alla modernità.

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L’innovazione è un percorso che richiede una qualità prima di altre: il coraggio. E un imprenditore che non ce l’ha, non se lo può’ dare. Anzi, non si può nemmeno definire tale. Sono passati quasi trent’anni, da quando la famiglia Bassani ha passato la mano ai francesi, eppure l’imprinting del padre fondatore è ancora ben presente nei nuovi manager. «Qui abbiamo le idee e il coraggio di sperimentarle» ripete più volte Paolo Cortinovis, direttore dello stabilimento, rivolgendosi ai visitatori dei “Venti dell’innovazione“, appuntamento mensile che questa volta la Camera di Commercio ha organizzato direttamente nella fabbrica di Varese.

La puntata era dedicata alla galvanica, ovvero il trattamento industriale delle superfici metalliche, cuore del processo produttivo della Bticino che integra verticalmente tutte le fasi di produzione, dalla progettazione degli stampi fino all’inscatolamento dell’interruttore. Sostenibiità ambientale ed efficienza sono i due poli in cui si muovono manager, tecnici e operai. Da queste parti si usano solo vernici ad acqua che vengono polimerizzate con i raggi infrarossi, si adotta il metodo lean, lo stesso usato dai giapponesi della Toyota, che consente di ottimizzare tutto ed evitare sprechi di tempo e materiale, si depurano le acque utilizzate nella lavorazione di materiali.

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Da Varese escono un milione e 700 mila pezzi all’anno, non si fa magazzino, non si immobilizzano risorse inutilmente, ma si lavora con il “just in time”, rispondendo così in maniera flessibile e puntuale alle richieste dei clienti. «Le pianificazioni e le previsioni – spiega Cortinovis (foto a lato)- non sono la domanda reale».
La vera forza di questo gruppo industriale è un catalogo vastissimo, risultato di una continua innovazione di prodotto garantita dalla voce di bilancio “ricerca e sviluppo” a cui viene destinato il 5% del fatturato che ammonta a 4,5 miliardi di euro, di cui 481 milioni prodotti in Italia. La BTicino dà lavoro a oltre 2.800 persone nel Bel Paese, di cui 1.400 in provincia di Varese (c’è anche un’unità produttiva a Tradate che realizza quadri elettrici e contenitori), a 35mila, in tutto il mondo. Nello stabilimento varesino, dove a fine turno suona ancora la sirena, lavorano molti giovani ma da tempo non si fanno più contratti di apprendistato. «È colpa della legislazione in continuo mutamento, crea incertezza» dice Mauro Scaglioni, della direzione risorse umane. I picchi di produzione vengono coperti con gli interinali, mentre qualche chance in più di entrare con un buon contratto ce l’hanno i laureati, soprattutto in ingegneria e marketing.

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Pubblicato il 20 Maggio 2014
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