L’industria tessile punta sull’innovazione condivisa

Presentata la piattaforma tecnologica Italiana per il tessile-abbigliamento. Piero Sandroni: «Non riusciremo a difendere le nostre capacità competitive se non cominciamo a far dialogare fra loro le imprese»

univa

«Fino ad oggi il tessile, abbigliamento, moda made in Italy è sempre stato accostato nel mondo al concetto di lusso e di bello. Un domani, sempre di più, dovrà accompagnarsi anche all’immagine di prodotti di un settore tecnologico». Il guanto di sfida è lanciato. A proporre alle imprese varesine di raccoglierlo è Aldo Tempesti, segretario Generale di PTI-TA, la Piattaforma Tecnologica Italiana per il Tessile Abbigliamento. Un progetto presentato al sistema produttivo locale durante un convegno organizzato a Gallarate dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

La Piattaforma Tecnologica Italiana per il Tessile Abbigliamento è uno strumento che ha lo scopo di far dialogare fra loro le imprese del settore e, allo stesso tempo, metterle in grado di rapportarsi con le strutture che offrono servizi per la ricerca e l’innovazione. Ciò anche attraverso la possibilità di confrontarsi con l’analoga Piattaforma di settore europea per fornire alle imprese italiane un più facile accesso ai finanziamenti di Horizon 2020 e una più agevole partecipazione ai bandi di ricerca. Sia nazionali, sia internazionali.

«Sarà difficile – spiega Piero Sandroni, presidente del gruppo merceologico Tessile e Abbigliamento dell’Unione Industriali – difendere le nostre capacità competitive sui mercati internazionali se non cominciamo a far dialogare fra loro le nostre imprese”. Un tessuto fatto soprattutto di Pmi, è il concetto, difficilmente può pensare in grande con corse solitarie. “La piattaforma che Sistema Moda Italia ha creato e ci mette oggi a disposizione – continua Sandroni -ha questo obiettivo: aprire le imprese di vari territori a progetti di collaborazione».

Troppo spesso si è assistito nel settore a progetti di sviluppo di nuovi materiali tessili, dall’alto potenziale, ma mai sbarcati sul mercato per la mancanza di forze dei singoli soggetti che li portavano avanti di superare la fase sperimentale. Ciò è avvenuto anche per idee nate a Varese, ma superate dalla velocità di competitor stranieri più grandi, magari negli Stati Uniti. Come raccontato dallo stesso Mario Montonati, imprenditore, titolare della Giovanni Clerici & Figli spa e consigliere della stessa piattaforma PTI-TA, in rappresentanza dell’Unione Industriali varesina: «La piattaforma è un punto di incontro per diffondere e condividere idee, per creare progetti trasversali e perché non si ripeta più che le nostre Pmi siano superate a destra dai propri competitor stranieri sul fronte dello sviluppo di nuovi materiali”. Perché innovare nel tessile e abbigliamento è ancora possibile. Chi definisce il settore maturo si sbaglia: “Siamo aziende storiche non vecchie”, precisa Montonati: “Tra i due concetti c’è una bella differenza».

La crisi ha picchiato duro negli anni passati e si prevede che ancora inciderà sui livelli occupazionali futuri, «ma nonostante le difficoltà – racconta Aldo Tempesti – il settore tessile sta cercando di smarcarsi dallo stereotipo di settore povero e si sta spostando sempre di più verso la nuova manifattura tecnologica». Lo dimostrano numerosi esempi a livello italiano ed europeo. Incentivi statali per il reshoring, centri di ricerca su nuovi materiali per investimenti di milioni di euro, l’indicazione del settore come strategico nei documenti della Ue che tracciano il futuro economico da qui al 2025. Questi alcuni esempi di come l’Europa stia scommettendo sul comparto.

E la piattaforma italiana PTI-TA segue questa scia. Creazione di nuovi prodotti di moda e nuovi tessuti, nuovi strumenti di commercializzazione e distribuzione, nuovi e più flessibili processi produttivi, sviluppo di nuove fibre e filati frutto del riciclo. Questi gli obiettivi che le imprese possono portare avanti collaborando fra loro con la piattaforma.
Il tentativo è quello di uscire dall’angolo e affrontare di petto i numeri. Tra il 2008 e il 2013 i consumi degli italiani nel comparto sono scesi di 67 milioni di euro all’anno, mediamente una famiglia ha speso 200 euro in meno ogni anno per vestirsi. Risultato: l’Italia ha perso nel settore il 30% della propria forza lavoro. E da qui al 2025, prevede la Ue, in tutta Europa gli addetti diminuiranno di un altro 13%. Allo stesso tempo però, e qui sta la sfida più grande, Bruxelles stima che, se da una parte i 400mila lavoratori che usciranno dal mercato, tra crisi aziendali e pensionamenti, avranno competenze low profile, dall’altra le aziende europee del settore assumeranno nello stesso periodo 600mila persone con competenze alte.

Le aziende e tutto il sistema produttivo del tessile-moda è in trasformazione. Un fermento che si fa rivoluzione. «Oggi la nostra sfida – spiega ancora il Segretario Generale della piattaforma PTI-TA – è di fare del tessile un volano per l’innovazione dell’industria italiana». Non si tratta, insomma, di «vendere qualche prodotto in più, per esempio al settore dell’automotive». L’obiettivo è ben più ambizioso: «Semmai dobbiamo riuscire ad arrivare a rifornire l’industria dell’auto di prodotti in grado di far fare un salto di qualità, anche tecnologico, alle auto italiane».

Ben sapendo che il settore tessile e abbigliamento conta ancora. E non poco. Anche e soprattutto in province come quelle di Varese dove le imprese di questo comparto rappresentano il 20% della forza manifatturiera locale. Parliamo di più di 1.800 unità locali per 15.600 addetti. (In allegato l’andamento del settore nel Varesotto secondo i dati dell’Indagine Congiunturale dell’Ufficio Studi Univa relativa al terzo trimestre 2015).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Novembre 2015
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