Processo Uva, parlano le difese
Si è tenuta la discussione degli avvocati degli otto imputati, 2 carabinieri e 6 poliziotti accusati di omicidio preterintenzionale e altri tre reati compiuti il 14 giugno del 2008 a Varese
Parlano le difese al processo per la morte di Giuseppe Uva. Venerdì é prevista la discussione degli avvocati degli otto imputati, 2 carabinieri e 6 poliziotti accusati di omicidio preterintenzionale e altri tre reati compiuti il 14 giugno del 2008 a Varese.
L’avvocato Duilio Mancini, il primo a parlare, ha affermato che i carabinieri quella notte avevano il dovere di impedire a Uva e Biggiogero di continuare a bloccare la strada con cassonetti della spazzatura e di svegliare i cittadini con le urla.
Diversamente sarebbe stata una omissione di atti d’ufficio. L’accusa di arresto illegale per gli avvocati é un “clamoroso abbaglio del gip”, come l’ha definito Mancini.
Il pm Daniela Borgonovo ha chiesto nelle scorse udienza l’assoluzione per tutti, gli avvocati di parte civile invece hanno chiesto la condanna per tutti.
Mancini ha spiegato che nel processo mediatico contro le forze dell’ordine sono state offerte all’opinione pubblica circostanze del tutto false: i lividi sul corpo di Uva erano infatti solo macchie ipostatiche, la relazione con la moglie di un carabiniere era inventata, le macchie di sangue sui pantaloni ad altezza anale erano presenti da tempo perché Giuseppe non era in buone condizioni igieniche e inoltre gli stessi medici e infermieri le avevano scambiate per terriccio data la loro vetustità. Infine non era nemmeno vero che Giuseppe passò ore in caserma dato che passarono circa 20/25 minuti prima che arrivasse il medico.
In mattinata l’avvocato Mancini ha ricordato tutte le discrepanze nei racconti di Alberto Biggiogero e ha spiegato come fin dal 1992 abbia subito una impressionante serie di ricoveri di natura psichiatrica. Lo ha definito un “testimone falso”, che quella sera aveva assunto due grammi di cocaina, aveva fumato tra gli 8 e i 10 spinelli, e aveva bevuto molto. Inoltre con una personalità manipolabile e manipolatoria. Mancini ha accusato Lucia Uva di aver istruito e manipolato Biggiogero, facendogli raccontare una versione dei fatti compatibile con le accuse di un pestaggio. Ha citato ampi stralci della prima querela di Biggiogero, in cui si drammatizzavano le botte ricevute in strada a Varese, ma che non hanno poi trovato riscontro in aula. Biggiogero aveva persino affermato che tanti carabinieri, compreso il piantone, nella caserma lo avevano inseguito e picchiato.
Nella relazione del pomeriggio, mentre Mancini continuava ad elencare tutti gli elementi a difesa degli imputati il presidente della corte d’assise ha ripreso Lucia Uva perchè sottolineava le parole dell’avvocato con espressioni troppo eloquenti del viso.
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