La fusione tra Bpm e Banco Popolare preoccupa il sindacato
Previsti 1.800 esuberi di cui 500 già individuati e in gran parte legati a prepensionamenti
Sul matrimonio tra BPM e Banco popolare non sono puntati solo i riflettori di analisti, politici e investitori. La fusione che darà vita al terzo polo bancario nazionale e il primo in Lombardia, tocca da vicino anche migliaia di lavoratori bancari che sono oggi impiegati presso i due istituti.
A manifestare preoccupazioni ma anche aspettative rispetto a quello che diventerà il nuovo grande soggetto del settore bancario italiano sono anche le organizzazioni sindacali che stanno seguendo con attenzione le fasi che porteranno all’aggregazione dopo il via libera ottenuto dall’assemblea dei soci il 15 ottobre scorso.
In provincia di Varese i due istituti sono presenti e radicati sul territorio da tempo. Il Banco popolare, nel quale sono confluiti il Credito bergamasco, la Popolare di Lodi, di Verona e altri istituti bancari, conta attualmente 34 filiali (250 dipendenti) mentre BPM, Banca Popolare di Milano e Legnano, ne contano 45 per un totale di 330 dipendenti). A livello nazionale a seguito della fusione sono stati annunciati 1.800 esuberi di cui 500 già individuati e in gran parte legati a prepensionamenti.
È ancora presto, come hanno evidenziato questa mattina i sindacalisti della First cisl e dei laghi, per capire come e in che misura i tagli al personale riguarderanno anche la nostra provincia. Il problema, come già è avvenuto in altri cadi di trasformazioni sociali tra banche, si pone soprattutto nei comuni dove sono presenti gli sportelli di entrambi gli istituti. Nei casi di sovrapposizione, che riguardano, soprattutto in città come Varese, Gallarate, Busto Arsizio e Saronno, potrebbero secondo i sindacati verificarsi delle problematiche per i dipendenti.
L’auspicio, secondo Alberto Broggi (foto sopra), segretario della First Cisl della Lombardia, Pierpaolo Merlini, segretario responsabile della BPM, Roberto Alba e i responsabili sindacali First Cisl di Gallarate, Busto Arsizio e Como del Banco Popolare e della Banca Popolare di Milano Gianni Vernocchi, Matteo Sartorelli e Paola Corsi, è che in caso di esuberi si preveda la precedenza all’accompagnamento verso il prepensionamento e si tenga conto della necessità di tutelare i lavoratori e garantire il ricambio generazionale.
I sindacalisti, in questo momento delicato e di trasformazione per il settore, chiedono ai vertici del nuovo polo bancario di mantenere alta l’attenzione verso il territorio delle province di Varese e Como (dove, tra Bpm e Banco Popolare, si contano 29 filiali e circa 150 lavoratori) attraverso il rilancio delle politiche creditizie per le imprese e le famiglie. A Varese sono presenti anche due direzioni territoriali (a Gallarate, ex popolare di Lodi e A Varese, ex Credito bergamasco) per le quali i sindacalisti chiedono rilevanza e attenzione anche a tutela della valorizzazione dell’autonomia creditizia del territorio.
Le prime novità entreranno a regime dal 1 gennaio 2017. Il nuovo polo bancario si è dato diversi obiettivi per il prossimo futuro e in particolare quello di raggiungere un utile di 1,1 miliardi di euro per il 2019.
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