Alla scoperta del parco di Villa Panza

La visita guidata alla scoperta della vegetazione della villa sul colle di Biumo

villa panza

Il giorno 29 ottobre con mia moglie decidiamo una uscita in visita al giardino di villa Panza di Varese, poiché l’autobus è arrivato che mancavano ancora una ventina di minuti all’apertura della villa abbiamo pensato di trascorrere il tempo visitando il giardino di villa Ponti che potrebbe diventare oggetto di un prossimo articolo. Poco prima dell’orario di apertura arriviamo alla porta d’ingresso alla biglietteria quando vediamo disposto come fosse un pozzetto quello che riteniamo fosse  l’ornamento di un luogo religioso (01), forse la chiesa dei Carmelitani scalzi abbattuta nei primi anni dell’800, con sculture in rilievo che sembrano databili attorno all’ XI°-XII° secolo; superato l’ingresso e arrivati al cortile notiamo con piacere la grossa fontana conica con la punta rivolta verso il basso in metallo senza getto d’acqua ma ripiena in modo la superficie dell’acqua sia al livello del bordo e non tracimi, il tutto ben integrato con un cortile e di una villa tipici del primo settecento (02); appena usciti dal cortile d’onore mia moglie mi indica la serra (03) avvicinandosi nota che la porta è aperta entriamo e notiamo che è stato installato un nuovo impianto di climatizzazione pur mantenendo, ma solo per ricordo, una vecchia stufa, nell’ambiente è presente anche una piccola struttura simile tendente a creare ambiente simili alle fontane murarie presenti in più ampie dimensioni nel parco; all’interno delle fuchsie, dei ficus, del capelvenere insomma delle piante che potrebbero soffrire per eventuali cali improvvisi delle temperature; lasciata la serra e le vicine aiuole con la bella fioritura di piantine di Nuova Guinea diamo una occhiata veloce al giardino all’italiana per poi superare il carpineto (04) che da solo attira ammirazione per chi negli ultimi 3 secoli l’ha avuto in proprietà e per i giardinieri che ne hanno avuto cura dando prova di ottima conoscenza sia Carpino comune sia dell’arte topiaria realizzando un carpineto di oltre cento metri con passaggi ogni dieci senza utilizzo di intelaiature di sorta come d’uso nel 700; a sud del carpineto troviamo il grande prato che lambisce la villa diviso in quattro settori con al centro una fontana (05).

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Il parco di Villa Panza 4 di 19

Degli alberi che sono di contorno a questo notevole spazio verde che sono lecci, corbezzoli, magnolie , crittometrie ne ho parlato la scorsa settimana ma questa volta mia moglie mi suggerisce il Gelso comune (Morus alba) (06) presumibile retaggio della antica proprietà degli Orrigoni se non addirittura di una delle precedenti confraternite dei francescani o dei carmelitani comunque è certa la multi secolarità di questo gelso che è uno dei pochissimi rimasti in Varese di quella che è stata una delle attività caratteristiche della città dal Rinascimento alla prima guerra mondiale.

Scattata questa foto scegliamo di scender nel prato sottostante dove mia moglie va a verificare la comodità delle sedute ergonomiche suggerite da un cartello indicatore, mentre io prendo il sentiero a sinistra e mi fermo a  fotografare le rose bianche che sono fiorite anche se ormai al termine della fioritura (07); il vicino Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica) (08) piccolo albero della famiglia delle rosacee ci mostra la sua fioritura che come tutti gli anni da noi avviene in autunno avanzato, l’infiorescenza a forma di pannocchia spunta dalla cima di ogni ramo ed è abbastanza chiaro il perché si sia diffusa la coltivazione di questa bellissima pianta i cui frutti sono poco ricercati sarà disponibile solo ai primi giorni dell’estate; ad una ventina di metri di distanza nel verde del parco in bell’esemplare di Sequoia (Sequoiadendron giganteuum) (09) la tassodiacea proveniente dalla California dove questo genere di albero come pochi altri è un relitto della preistoria scoperto nella metà dell’800 dal duca di Wellington da allora diffusa nei parchi d’Europa con risultati in genere abbastanza deludenti basti pensare che la maggior parte di queste piante coltivate in Varese dalla fine dell’800  a tutto il 900 sono state colpite da fulmini, purtroppo questo incidente si è verificato anche per questo bellissimo esemplare e infatti il puntale risulta privo di verde.

Mia moglie mi raggiunge raccontandomi della comodità della seduta provata e con quale facilità abbia potuto rialzarsi io, pur annuendo ho le mie riserve sia sulla comodità sia sulla facilità di tonare in posizione eretta, intanto ci stiamo avvicinando all’Albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera) (10,11,12) dalle grandi foglie lungamente picciolate e con la parte terminale inusualmente appiattita si erge maestoso davanti a noi, di questo albero, introdotto in Europa dal XVIII° secolo, ne sono state riconosciute le notevoli capacità ornamentali dovute all’imponenza della pianta, al suo riempirsi di fiori caratteristici nella tarda primavera, nelle sue caratteristiche foglie sempre in movimento al minimo alito di vento non si conoscono usi industriali a cui il legno sarebbe adattabile per la sua leggerezza, impermeabilità facilità di lavorazione anche l’utilizzazione della corteccia come febbrifugo sono qualità note nel nord America ma da noi ignorate sul pano economico.

Poco più in là si vede un Faggio con le foglie di felce (Fagus sylvatica x asplenifolia) (13,14) un ibrido del faggio ottenuto con innesti che si diversifica rispetto a quello comune soprattutto nella foglia di forma diversa e di minore consistenza, anche in questa varietà ne è stato fatto un abbondante uso nei secoli scorsi. Lungo questo vialetto al limite della proprietà confinante precisamente il giardino della villa San Francesco ci sono due esemplari di Tassi (Taxus baccata) (15,16) inizialmente ho avuto qualche dubbio nella classificazione dato dal tronco rossastro molto chiaro e privo di rami alla base ma mi sono ricreduto quando ho osservata la parte più in ombra più ricca di rami e con la presenza di qualche arillo; poco più avanti un grosso Liquidambar (Liquidambar styraciflua) (17,18) albero originario dal Messico e utilizzato in Europa essenzialmente come ornamento dei parchi dovuto al bel fogliame che in autunno passa dal verde intenso al viola attraverso varie sfumature di rosso. Prima di sederci a riposare diamo un occhiata al laghetto, per poi riprendere la romantica fonte nella parte rialzata del giardino recinta da un gazebo in pietra (19).

Teresio Colombo

  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Novembre 2017
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