“Gli animali avvertono il pericolo, muoiono le specie più minute”
Il veterinario: “Grandi ungulati e volpi si salvano, scappano e ricolonizzano una volta che la vegetazione ricresce”

Troveranno riparo sul Poncione, nelle alture della Valganna e negli altri boschi del Campo dei Fiori.
Scappano dalle fiamme le scrofe di cinghiale coi piccoli, scappano i cervi e i mufloni e anche le volpi. A rischio le specie più minute come gli avicoli, o quelle che sono in una fase letargica, come lo scoiattolo e il ghiro.
Le fiamme che giovedì sera tutti hanno visto sulla Martica (ma che erano presenti a macchia di leopardo anche alcuni giorni fa in altre zone boschive della provincia per fortuna con esiti meno gravi), fanno paura.
E spaventano anche i tanti selvatici che popolano le montagne.
«Ma gli animali selvatici avvertono per tempo il pericolo, si distribuiscono sul territorio. E si allontanano, sopravvivendo in ottime percentuali».
Lo afferma il veterinario Luca Visconti, uno dei maggiori esperti a livello regionale di fauna selvatica.
«I grandi ungulati cambiano zona non appena percepiscono il pericolo, così come l’avifauna, che vola via. A fare le spese di incendi di queste proporzioni sono invece le specie in letargo, e i roditori più minuti».
E se gli animali hanno dei piccoli? «Gli unici animali che hanno prole in questo periodo sono i cinghiali – spiega il veterinario – . I cuccioli però, dopo pochissimi giorni dalla nascita sono già in grado di seguire la scrofa e allontanarsi assieme ad essa».
Gli animali si rifugiano altrove per fare ritorno una volta che la vegetazione, grazie anche alle ceneri della combustione, tornerà a coprire il sottobosco «ma questo avverrà solo tra 5 o sei mesi», spiega Visconti.
Fino ad allora gli animali resteranno in altri versanti della montagna o sui rilievi vicini.
Sul fronte della caccia, invece, il 90% dell’attività venatoria è ferma dal 31 dicembre salvo la caccia di gruppo al cinghiale, la cosiddetta “braccata”.
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