Noi, giovani di Gavirate, ci mettiamo in gioco
Lo sciopero studentesco di venerdì scorso ha dato corpo alla voglia di agire per difendere i propri ideali. Un gruppo di giovani ha deciso di sedersi attorno a un tavolo per cambiare le cose

Desolazione.
Guardo a destra, guardo a sinistra.
Desolazione.
Non stiamo descrivendo una passeggiata in una terra desolata del deserto messicano ma la speranza che molti di noi (non) percepiscono guardando ad alcuni rappresentanti delle istituzioni oggi.
Oggi uno sciopero globale, comunitario sul clima viene portato all’attenzione dei giornali. Tutti ne parlano, tutti sono entusiasti di scrivere pezzi riguardanti la terra che “muore” o lo scioglimento dei ghiacciai ma…chi ha smosso tutto? Una ragazzina ancora in età scolare ha fatto ciò che da Trump viene considerato “un complotto”, una ragazzina ha smosso gli animi nello stesso momento in cui sempre più donne e uomini “di potere” hanno dimostrato tutta la loro inettitudine.
Questo senso di inadeguatezza del mondo che fa di tutto per non vedere i problemi, questo senso di inadeguatezza delle istituzioni che inventano falsi problemi pur di non parlare del riscaldamento globale, della disoccupazione giovanile o della povertà delle classi disagiate non lo si percepisce solo a livello globale.
Respirando l’aria locale, camminando tra le vie dei nostri paesi riscontriamo sempre più una totale mancanza di risposte ai reali problemi, percepiamo quello che, in modo populistico, potrebbe essere chiamato il “palazzo dorato” o “la torre d’avorio” di coloro che non riescono più ad entrare in contatto con i reali problemi dei cittadini.
Più volte ci è stato detto “allora fate voi”, “allora organizzatevi”.
Dopo le frequenti urla, però,nessuno ha mai avuto realmente il coraggio di fare.
E’ così che noi, giovani di Gavirate, abbiamo deciso di muoverci in prima persona, di metterci in gioco.
Abbiamo deciso di metterci intorno ad un tavolo, di evidenziare i problemi dei nostri paesi non per finire ad “urlare nel deserto” ma di portare le nostre idee di cambiamento, le nostre esperienze e le nostre capacità. Abbiamo deciso di metterci in gioco per il bene dei posti in cui siamo cresciuti.
Vogliamo portare maggiore attenzione a coloro che sono in difficoltà; vogliamo (ri)avvicinare a quel palazzo di vetro fatto di “cocci aguzzi di bottiglia” invalicabili la società civile, le persone reali.
Vogliamo dire a tutti coloro che ci ascoltano, a coloro che sono incerti;
vogliamo dire a tutti coloro che sono con un piede sull’aereo, pronti ad andarsene perché qui “non c’è più speranza”;
vogliamo dire a tutti coloro che si sentono oppressi, dimenticati
che noi siamo qui, e siamo pronti ancora una volta a sognare.
E VOI?
Ludovico Papalia
ludovico.papalia@gmail.com

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