«Denunciato per peculato per una bottiglietta d’acqua»
Parla il dipendente comunale di Arcisate indagato che si lamenta anche per il fatto di non riuscire a vedere la figlia
Trent’anni di lavoro in un ente pubblico, un momento di malessere alla guida dell’auto del Comune e la necessità di bere un po’ d’acqua.
Questo il racconto del cinquantenne finito indagato per peculato – per aver cioè utilizzato un bene di proprietà pubblica per un suo vantaggio personale – e per furto.
Il cinquantenne si difenderà nelle aule di giustizia. Ma a Varesenews racconta, seguito dall’avvocato Corrado Viazzo: «Quel giorno stavo male e mi sono fermato in un bar a circa 500 metri dal Comune. Ho comprato una bottiglietta d’acqua frizzante e una bottiglia di vino che ho poi messo in auto. L’ho fatto per fare uno scherzo alla madre del titolare del bar».
Da qui l’accusa di furto e peculato che, secondo l’uomo – cinquant’anni – non corrisponde alla realtà: «E posso provarlo».
Ma a questa situazione che a prima vista suona come grottesca se ne somma un’altra che lo tocca da vicino nel suo ruolo di padre.
L’uomo racconta infatti che un’ordinanza del giudice gli dà diritto di vedere la propria figlia minore. Ma, a suo dire, questo non avviene perché impedito dall’ex compagna: «Ho per cinque volte denunciato alla magistratura, ma per cinque volte è stata chiesta l’archiviazione. Dunque per una bottiglietta d’acqua mi trovo indagato e quando chiedo di vedere mia figlia invece tutto viene archiviato. Anche su questo voglio giustizia».
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