Omicidio Macchi, via al processo d’Appello a Stefano Binda
L'uomo, 51 anni in carcere dal 2016 con l'accusa di omicidio. Un anno fa la sentenza di primo grado all'ergastolo
La difesa vuole con nuove perizie e testimonianze smontare l’impianto accusatorio del processo.
L’accusa ha impugnato invece l’ergastolo, sentenziato il 24 aprile del 2018 affinché venga riconosciuta anche l’aggravante dei motivi abietti e futili (che aggraverebbe l’ergastolo a un regime di detenzione più rigido).
In mezzo c’è lui, Stefano Binda (nella foto, durante il processo in Corte d’Assise, a Varese), l’uomo di 51 anni prelevato dalla squadra mobile di Vares enell’invenro 2016 e accusato, e poi condannato per l’assassinio di Lidia Macchi, più di trent’anni fa.
Sarebbe lui, nelle motivazioni dell’Assise di Varese, ad aver ucciso Lidia con 29 coltellate nel gennaio del 1987 in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto.
In aula sono presenti l’imputato, occhiali neri e giacca grigia, che si è sempre detto innocente, e anche la madre e il fratello di Lidia, a fianco al loro legale Daniele Pizzi. Oggi la difesa, con gli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito, presenterà le sue richieste e poi i giudici (presidente Ivana Caputo) decideranno sulle istanze. L’accusa è sostenuta dal sostituto pg Gemma Gualdi.
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