Arte, storia e scienza al convegno “Idea assurda per un filmaker”
Durante la giornata in ricordo del regista Gianfranco Brebbia sono stati premiati i vincitori del Premio e consegnato il riconoscimento alla carriera all’artista Marcello Morandini
Con lo sguardo eternamente rivolto verso di noi, la Luna ha accompagnato tutta la storia dell’essere umano. Il nostro satellite ha ispirato canzoni, poeti e artisti, ha stimolato la curiosità degli scienziati e per secoli ha lasciato i mondi di letteratura, teatro e cinema liberi di immaginare cosa mai si sarebbe trovato sulla sua superficie, se mai qualcuno l’avesse raggiunta. Proprio la Luna è stata al centro del convegno “Idea assurda per un filmaker. Luna” che si è tenuto venerdì 25 ottobre 2019 a Varese presso l’aula magna in Via Ravasi dell’Università degli studi dell’Insubria.
L’incontro organizzato da Giovanna Brebbia e dalla sua associazione ricalca il titolo del film sperimentale realizzato nel 1969 da Gianfranco Brebbia. Nel corso della giornata sono intervenuti molti docenti provenienti da diverse università italiane e straniere per presentare storie, scoperte e opere d’arte che hanno avuto come protagonista il nostro satellite. La giornata è culminata con l’esibizione dei “Distretto 51”, per la prima volta insieme sul palco dopo 7 anni.
«Faccio i miei complimenti – ha affermato il rettore dell’Insubria Angelo Tagliabue – a Giovanna Brebbia per aver organizzato un incontro di alta qualità, con un programma ricco e così tanti ospiti. Nel 1969 Gianfranco Brebbia ha avuto un’idea folle e solitamente la società tende a relegare tutto ciò che si considera assurdo come qualcosa di folle. In realtà, sono spesso le cose che i contemporanei considerano assurde che sono destinate a fare la storia».
Gianfranco Brebbia realizzò il suo film sperimentale “Idea assurda per un filmaker. Luna” nel 1969, poco dopo il primo allunaggio, all’interno di un contesto mondiale molto complicato. Il ’69 è stato infatti l’anno di Woodstock, delle proteste contro la Guerra del Vietnam e anche degli omicidi compiuti a Los Angeles dalla setta di Charles Manson.
«Dopo anni di insuccessi – ha raccontato Antonio Orecchia, docente di storia contemporanea all’Insubria – lo sbarco sulla Luna ha fatto tirare un respiro di sollievo a tutto l’Occidente. Era la dimostrazione della supremazia americana nella corsa allo spazio, che al tempo della Guerra Fredda veniva considerata il più importante banco di prova dove dimostrare il proprio livello tecnologico».
«La conquista della Luna doveva essere – ha aggiunto Massimo Bacigalupo, dell’Università degli studi di Genova – un avvenimento grandioso, per risollevare l’immagine degli Stati Uniti segnata dai fallimenti dello sbarco nella Baia dei Porci nell’ambito della crisi cubana e della questione Vietnam».
Il convegno ha accompagnato la premiazione dei premi “Gianfranco Brebbia” aperto a tutti i filmaker e “Prospettive” riservato invece ai ragazzi delle scuole. Alberto Chiesa con il suo cortometraggio “L’occhio a un metro dalla Luna” si è aggiudicato il premio “Gianfranco Brebbia”, mentre la giovane Sara Imbriani si è aggiudicata con “Marionette” il primo posto del concorso “Prospettive”.
«La partecipazione è aumentata – ha fatto sapere Andrea Bellavita, docente dell’Insubria e membro della giuria – rispetto alle altre edizioni del concorso. Abbiamo ricevuto i lavori di moltissimi giovani che hanno avuto la voglia e il coraggio di mettersi in gioco e il livello era molto alto. Il nostro giudizio è stato concorde, ma solo dopo lunghe discussioni».
Il rettore Angelo Tagliabue ha consegnato inoltre il premio Gianfranco Brebbia alla carriera all’artista e designer Marcello Morandini. Morandini ha recentemente aperto una fondazione ed è al lavoro per la restaurazione di una villa in centro a Varese.
«Ricevere un premio – ha commentato Marcello Morandini – è sempre un piacere e un disagio, perché ritengo che tutti coloro che fanno del proprio meglio dovrebbero ricevere un premio. Vorrei dividere moralmente questo premio con tutti coloro che, come il mio amico Gianfranco Brebbia, hanno contribuito a sviluppare la cultura degli anni Sessanta, anche a costo di rischiare la propria carriera».
«Grazie ai fondi che ho ricevuto – ha fatto sapere Marcello Morandini, intervistato da Mauro Gervasini – da due collezionisti statunitensi ho potuto iniziare i lavori di restaurazione di una villa in centro a Varese. Questa costruzione sarà la sede della mia fondazione e il luogo dove esporrò le mie opere. Voglio che questo luogo sia un luogo di cultura a disposizione di tutti i varesini. Proprio i varesini mi hanno fatto amare Varese, che, nonostante sia nato a Verona e abbia vissuto per molto tempo in Germania, considero la mia vera casa».
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