“Dobbiamo tutelare i nostri figli”, tredici famiglie ritirano da scuola i bambini
Le difficoltà in classe si erano già presentate negli anni scorsi, ora alcune famiglie hanno ritirato i bambini. Il dirigente: "Ci siamo attivati, la scuola è inclusiva ma non può essere lasciata sola"
Una classe in difficoltà, i bambini spaventati dalla convivenza problematica con un compagno di scuola. Succede a Cardano al Campo e ora tredici famiglie hanno deciso di fare un gesto forte e di ritirare i bambini da scuola, scrivendo all’Ufficio Scolastico Provinciale (il provveditorato).
Il ritiro dei bambini “non è il prodotto di una decisione impulsiva, ma la conseguenza del mancato intervento incisivo atto a tutelare i bambini”, hanno scritto i genitori, descrivendo un quadro che “non è certo quello idoneo a favorire un sereno percorso di crescita umana e culturale di un bambino”.
Ora, in questi casi il racconto delle difficoltà deve fare i conti con la tutela dei minori, specie in un caso come questo. Ne è consapevole il Giuseppe Reho, dirigente di nomina recentissima: «Personalmente mi sono insediato il 2 settembre e già a metà settembre, pochi giorni dopo l’inizio della scuola, alcuni genitori mi avevano fatto presente alcune problematiche. Mi sono subito attivato per capire cosa fosse successo». Una questione già emersa negli anni scorsi e forse sottovalutata, sembra di cogliere da alcuni passaggi di quanto dicono le persone coinvolte. «Io alle prime problematicità quest’anno mi sono subito attivato per interpellare i soggetti istituzionali e ho inserito un docente di potenziamento, come aiuto didattico ma anche supporto per gestire situazioni problematiche».
Anche i genitori nella lettera inviata all’Ust riconoscono un rinnovato impegno del dirigente. Come mai però hanno preso la decisione di scrivere una lettera e fare un passo così forte? Forse per smuovere le cose, forse perché hanno intuito una certa disponibilità ad affrontare la questione, ipotizza lo stesso dirigente: «Io sono molto presente sul territorio, lo sanno: vado a mangiare con i bambini, parlo con i docenti e i genitori».
Da un lato le famiglie dei compagni di scuola, dall’altra i genitori del bambino problematico, «una famiglia collaborativa». Certo, la situazione emersa è di grande difficoltà. «La scuola è inclusiva, nei confronti di tutti: non posso non aiutare chi ha bisogno, ma devo anche tutelare la sicurezza di tutti i bambini. È difficile: la scuola da sola non ce la può fare. Quanto la scuola può essere lasciata sola?».
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