L’omaggio di Milano a Mario Negri

Un doveroso riconoscimento allo scultore valtellinese grazie al Fondo Ambiente Italiano

Arte - Mostre

Dopo un lungo oblio, lo scultore Mario Negri torna a Milano. Torna grazie alla sempre attenta politica culturale del F.A.I. e al lavoro del giovane storico e critico Luca P. Nicoletti che nel catalogo edito da SKIRA ricostruisce il percorso artistico dello scultore valtellinese, a partire dalla prima mostra del 1957 fino al 1987, anno della improvvisa morte. L’esposizione a Villa Necchi-Campiglio, in Milano, è una occasione ghiotta per i tanti appassionati d’arte, un’occasione che permette di ripresentare alla fruibilità di molti, uno degli scultori italiani del primo dopo guerra considerato tra i più significativi ma poco celebrato e ricordato.

Uomo schivo e modesto, Mario Negri, amico dello scultore svizzero Giacometti, dello scultore austriaco Vutruba, collaboratore di Giò Ponti e critico d’arte per la Rivista d’Architettura DOMUS, di Enzo Paci, di Roberto Rebora, di Luigi Carluccio, considerati le intelligenze di quegli anni, seppe, pur nella brevità della sua esistenza, arricchire e regalarci una complessa vita artistico-culturale. Oggi, la sua opera scultorea riempie le sale di Villa Necchi- Campiglio, proprietà F.A.I., tra autori a lui conterranei o appena precedenti, compagni di un viaggio culturale che ha reso prezioso e invidiabile a tutta Europa, l’arte italiana del novecento.
Non poteva essere che così, tanto che i lavori di Negri, non prevaricano le opere della collezione ma li integrano, rafforzano sapientemente l’ambiente quasi fossimo di fronte a un irripetibile e innovativo libro d’arte. Solo a causa della lunga pausa causata dalla guerra e dal suo internamento nei campi di prigionia che Negri giungerà un po’ tardi alla scultura, anche se già, nel primo dopo guerra, è presente come critico d’arte sulle pagine della rivista DOMUS, attività che contribuisce ad ampliare le sue conoscenze nel campo delle arti visive, in particolare della scultura a cui costantemente si sente attratto.
Con la mostra alla Galleria del Milione, del 1957, presentata da Cesare Gnudi che lo definisce “una nuova personalità poetica che si aggiunge alle altre pochissime che come tali si identificano nel grigiore di una produzione spesso vuota, generica, astratta” saprà imporsi nel faticoso e difficile percorso della scultura, specialmente fuori dall’Italia. La sua è una scultura che già a partire dai bozzetti mantiene una dimensione essenziale, monumentale, arcaica, che si impone nella solitudine della forma, nel silenzio della sua stessa essenzialità e che produce contemplazione, attesa, silenzio.
Le semplificazioni formali di cui è caratterizzata, lo studio dei basamenti, i tagli compositivi, i piani sfuggenti o le cavità che producono ombre, il movimento appena accennato o semplicemente suggerito dalle figure, il loro essere in sé luoghi di luce e d’ombra, non sono solo motivi esterni alla forma ma bisogno d’equilibrio, d’ordine, d’esattezza formale, di rispetto di quell’aura solenne che la scultura da sé emana. Che siano Erme, Figure Singole, Steli o Figure Raggruppate, la loro solidità e compattezza esige sempre spazio, uno spazio naturale che necessita d’aria, di luce, della concretezza del reale. Così, in un processo costruttivo sempre più vigile la scultura di Mari Negri trova dentro la materia stessa le sue forme archetipiche, l’equilibrio e si ricollega alla numerosa tradizione scultorea che va dalle Metope dei templi greci alla primitività della scultura medioevale, dalla precaria esilità di Giacometti, alla compattezza volumetrica di un Vutruba e alla plastica energia delle sculture di Boccioni.
In questo processo di sintesi sta tutto il prezioso e ben realizzato lavoro di Negri, che le sale di villa Necchi-Campiglio testimoniano con fedeltà, donando all’esposizione una perfetta ambientazione e regalando ai visitatori la grande stagione artistica d’ uno scultore molto amato in Europa ma poco ricordato nella sua terra d’origine, oggi finalmente ricordato.

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Pubblicato il 22 Novembre 2019
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