L’Antica Giostra de Pitu con il tacchino sano e salvo

Una delle manifestazioni storiche più caratteristiche del Piemonte si svolge a Tonco, piccolo borgo in provincia di Asti. Il racconto di questa tradizione e di come si è rinnovata dopo le proteste degli animalisti

giostra pitu tonco

Le tradizioni si rinnovano e spesso riescono anche a cambiare i propri aspetti più controversi, pur conservando il loro spirito originario. È il caso dell’Antica Giostra de Pitu, una festa di popolo storica, in costume, che si celebra in primavera nel piccolo comune di Tonco, in provincia di Asti. Una manifestazione che aveva fatto parlare di sé non solo per il risvolto di socialità che rivestiva ma anche per le proteste degli animalisti, dovute all’utilizzo – e all’uccisione – di un animale, un tacchino (il pitu in dialetto locale), che per tradizione rivestiva i panni del capro espiatorio, ovvero colui che incarnava la causa di tutti i mali che in quell’anno avevano colpito il territorio. Per questo motivo il rito voleva che il pitu venisse processato e successivamente decapitato. Proprio per il suo carattere cruento la manifestazione fu sospesa per cinque anni ma riprese regolarmente dal 2015 con un fantoccio al posto del pitu, mentre il tacchino portato in corteo viene restituito ai proprietari sano e salvo. L’Antica Giostra de Pitu di Tonco rappresenta ancora oggi una delle manifestazioni storiche più caratteristiche del Piemonte. Di seguito il rito raccontato da Silvia Musso, giornalista di ATNews

Spett. Redazione di Varesenews,
è con orgoglio che vediamo citato nel vostro articolo “Maschere, riti e cerimonie: il Carnevale in Piemonte è molto più di una festa” (https://www.varesenews.it/2020/01/maschere-riti-cerimonie-carnevale-piemonte-piu-festa/894520/ ) il piccolo comune di Tonco, in provincia di Asti.

Tonco ha tra i suoi 800 abitanti circa anche la sottoscritta. Non nascondo la sorpresa di vedere citato il mio paese. Nel ringraziare vorrei puntualizzare che la Giostra de Pitu, festa tradizionale che si perde nella memoria e nei secoli, nacque come rito di iniziazione per i ragazzi che diventavano maggiorenni.

Si tratta di una gara equestre in cui un tacchino (pitu in dialetto piemontese) viene appeso al centro della piazza e sfidanti a cavallo devono decapitarlo. Negli anni la giostra è diventata una festa dei borghi. Questo fino al 2009, anno della sua sospensione dovuta alle polemiche e agli scontri con associazioni animaliste. Dal 2015 la festa viene nuovamente riproposta con, al posto del “pitu” vero (si utilizzava un tacchino già morto), un fantoccio realizzato in tessuto.

Prima della gara vera e propria, si può assistere ad un corteo in cui sfilano carri che rappresentano momenti di vita contadina e personaggi con costumi storici per ricordare la figura di Gerardo da Tonco, fondatore dell’Ordine di San Giovanni in Gerusalemme, divenuto poi Sovrano dell’ Ordine Militare di Malta. La festa, se pur in costume, non è legata ai festeggiamenti di Carnevale soprattutto oggigiorno. Un tempo veniva infatti organizzata nel mese di febbraio, ora cade ad aprile. Quest’anno sarà proposta domenica 19 aprile.

Tra l’altro significativo è il modo in cui quella che è una tradizione cerca di adeguarsi alla contemporaneità. Dopo il fantoccio al posto del tacchino vero, lo scorso anno abbiamo assistito ad un’altra piccola rivoluzione: per la prima volta a corere a cavallo sono state tutte donne (https://www.atnews.it/2019/04/giostra-del-pitu-di-tonco-le-fantine-che-sfidano-la-pioggia-e-la-tradizione-68316/).

Cordiali saluti

Silvia Musso per la Redazione di ATnews

di
Pubblicato il 29 Gennaio 2020
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