In treno e pullman a Gallarate, per la maxirissa
La prima identificata, tra i partecipanti alla rissa, è una ragazza maggiorenne di Varese. Ma le indagini hanno già individuato anche altri, residenti in vari Comuni. Arrivati a gruppi per lo "spettacolo"
La prima persona identificata e denunciata per la rissa a Gallarate di venerdì pomeriggio è una ragazza, una maggiorenne residente a Varese di origini nigeriane che sarebbe stata vista partecipare attivamente alle violenze. L’analisi delle telecamere, delle foto e degli altri elementi- che coinvolgendo Polizia di Stato, carabinieri, Polizia Locale – sta dando risultati e man mano inizia a comparire qualche nome della folla che si è data appuntamento per la “resa dei conti” nel centro storico gallaratese.
E man mano che si identificano i ragazzi, si definisce anche la portata “territoriale” dell’evento violento: i partecipanti alla rissa – di fatto contenuta dal pronto intervento della Polizia Locale – vengono infatti da diverse località della provincia: grazie al lavoro congiunto sono stati identificati ragazzi e ragazze residenti a Malnate, Varese e Gallarate. Le testimonianze dicono che alcuni di loro sono arrivati in treno e in gruppo, mentre proprio verso la stazione sono fuggiti alcuni gruppi dopo i primi scontri.
L’indagine della procura di Busto Arsizio – coordinato dal pm Nadia Calcaterra – procede per il reato di rissa aggravata. A qualificare il reato, sulla base dell’articolo 588 codice penale, concorre il fatto che ci sia stata almeno una persona che ha riportato lesioni: si tratta del ragazzino di 14 anni che è stato soccorso dalla Croce Rossa in via Mercanti dopo essersi preso una bottigliata in testa (è in buone condizioni, ma l’aggravante può essere contestata anche in presenza di lesioni lievi o lievissime). Non convince, però, gli inquirenti la versione data dalla vittima che ha raccontato di essersi trovato lì per caso.
Prende corpo l’ipotesi della rissa su “appuntamento”, come risposta ad un pestaggio avvenuto qualche giorno prima anche se non è ancora chiaro quando e dove sarebbe successo, e che man mano ha coinvolto più persone, fino a diventare una sfida tra due gruppi (probabilmente con altri intervenuti solo come spettatori). Man mano qualche indicazione potrà forse venire dai singoli indagati, anche se ad esempio il 14enne ferito è stato molto reticente, nello spiegare perché era sul posto. Qualche nome di località si è fatto: il sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno, in un più ampio e riflessivo post sulla vicenda, ha detto che «se qualcuno [dei partecipanti alla rissa] fosse di Cassano Magnago, da subito comunico la mia volontà di convocare le relative famiglie interessate».
Sui social network più usati dai ragazzini circolano anche messaggi di “rivendicazione” in cui alcuni gruppi vantano la loro partecipazione e irridono gli antagonisti, ma non è facile capire quanto siano affidabili. In un contesto in cui conta molto anche la rappresentazione che si dà dei fatti: le botte sono durate pochi attimi, ma proprio grazie alla scelta di una “location” molto centrale per la sfida con mazze e catene la vicenda ha avuto enorme eco, con infiniti passaggi sui giornali e anche in televisione. Più delle spranghe e delle bottigliate, qui contano i video, i post e le foto fatte dai balconi intorno alla “scena”.
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Ma io dico, ma i genitori di queste teste di caz…… dove sono???
No, no per carità. Non tiri in ballo anche i genitori….nella stragrande maggioranza dei casi son peggio dei figli, sempre pronti a giustificarli sorretti dal loro imperante buonismo ipocrita.