Da magazzino ferroviario a fucina di cultura nautica, a Laveno inaugurate le Officine dell’acqua

Nel retro della stazione un tempo principale porto commerciale della sponda lombarda una scuola per diventare maestro d’ascia

Le Officine dell\'Acqua di Laveno Mombello

L’acqua è vita, storia e futuro delle comunità di lago che spesso hanno riposto nei riflessi del Verbano un’opportunità per andare lontano.

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Le Officine dell’Acqua di Laveno Mombello 4 di 14

Questo era il clima che si respirava giovedì mattina alle “Officine dell’acqua“, nate dai vecchi magazzini delle Ferrovie Nord e oggi inaugurate come spazio destinato ad accogliere antiche imbarcazioni in legno e una rarissima scuola di maestri d’ascia, di fatto un’opportunità per quanti vorranno cogliere questa occasione che può diventare un lavoro ricercato non solo sul lago, ma anche nella marineria d’acqua salata.

L’idea è nata diversi anni fa su impulso dell’associazione “Vele d’Epoca Verbano“ che ha firmato un contatto con le Ferovie Nord per l’uso trentennale dei 1.300 metri quadri di quattro grandi hangar dove già oggi trovano spazio imbarcazioni d’epoca e domani la scuola per tramandare ai più giovani l’antica arte di realizzare le barche, mentre nel piano superiore troverà posto un luogo destinato all’arte e all’artigianato locale. Un’occasione colta dal Comune, rappresentato dal vice sindaco Mario Iodice che ha augurato «buona navigazione» a chi ha creduto in questo progetto.

Paolo Sivelli direttore dell’associazione Vele d’epoca Verbano, oggi associazione di promozione sociale che ha tenuto in culla le Officine ha parlato di «occasione per i giovani in un luogo in cui la tradizione si rinnova con la didattica, per trasformare conoscenze in opportunità. Il nostro intento non sarà solo quello di raccontare barche e storie ma pure di insegnare, con corsi di costruzione e restauro: in Italia non ci sono scuole che preparano alla costruzione di barche in legno. Per questo punteremo su percorsi formativi extra scolastici delle elementari fino ad arrivare alle superiori per fare vivere la tradizione».

La vera e propria scuola per maestri d’ascia, però, avrà una durata di tre anni. Il progetto, continua Sivelli, «ha una sua sostenibilità economica, coi costi gestionali e manutentivi che verranno sostenuti dagli introiti relativi alle attività didattiche offerte».

Il museo delle barche d’epoca e quelle “tinche“ perdute

Un’operazione che riguarda anche la rigenerazione urbana di un immobile centrale per Laveno Mombello, nel retro della stazione ma di fatto in faccia all’imbarcadero. A presentare il cuore battente dell’operazione – la parte didattica – c’era Leonardo Bortolami uno dei più giovani maestri d’ascia d’Italia che ha spiegato i filoni che muoveranno la filosofia dei corsi.

«Abbiamo tre aree per formare professionalità: quella del restauro e mantenimento del patrimonio marittimo, la costruzione di barche nuove, e il mantenimento della flotta navigante: i pescherecci italiani sono fatti in buona parte in legno. Gli ultimi maestri d’ascia stanno andando in pensione e in più i cantieri spesso non riescono a sostenere i costi di tre anni di tirocinio per formare nuove professionalità. Noi punteremo proprio a questa specificità», ha spiegato Bortolami.

C’era, a battere le mani all’iniziativa, anche l’assessore all’Autonomia e Cultura di Regione Lombardia Bruno Galli, velista, conoscitore delle acque del Maggiore e che ha speso parole di elogio per l’iniziativa: «Trovo particolarmente convincente questo progetto che assicura forti identità culturali e formative: le scuole dei mastri d’ascia si stanno perdendo. Come Regione ne diamo il patrocinio e forniremo un affiancamento a titolo di consulenza per l’allestimento museale».

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Andrea Camurani
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Pubblicato il 24 Giugno 2021
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