Stefano Tomasini (Verdi) per la prossima generazione di bustocchi
Il più giovane candidato della lista Europa Verde (classe '98) si racconta tra speranze e preoccupazioni per il futuro della città
Stefano Tomasini è candidato con i Verdi di Busto Arsizio, lista che fa parte dell’European Green Party, a sostegno del candidato sindaco Maurizio Maggioni. Classe 1998, diploma di liceo scientifico al Tosi e laurea in scienze dell’ambiente e della natura all’università dell’Insubria; ora frequenta biotecnologie per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile alla Ca’ Foscari di Venezia.
Nonostante sia la sua prima esperienza elettorale, viene da una famiglia che di politica bustocca ne mastica già da un po’: i fratelli maggiori (Marco e Andrea) sono infatti coinvolti nella campagna elettorale a sostegno del sindaco uscente Emanuele Antonelli.
Chi sei?
«Sono un ragazzo nato e cresciuto a Busto, durante gli anni del liceo ho iniziato a rendermi conto di quanto il problema ambientale avesse un’importanza prioritaria per il futuro della mia generazione. Dai lì ho iniziato a dare il mio contributo associandomi al circolo di Legambiente di Busto sviluppando il mio interesse sulla tematica, per poi rendermi conto che il vero cambiamento debba per forza passare dalla politica, anche locale. Mi hanno proposto di far parte della lista e ho dato volentieri la mia disponibilità, perché penso che sia il contenitore giusto per i problemi che ho a cuore: siamo difatti Verdi europei, anche perché senza un approccio globale non si può far fronte alle criticità che vediamo e leggiamo ogni giorno».
Come pensi venga trattato il tema ambientale a Busto?
«Busto ha bisogno di cambiare approccio sulla questione. Recentemente è uscito uno studio di ISPRA (Ricerca Europeo dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha mostrato come ad oggi la nostra città sia quella che consuma la maggior superficie di terre vergini in provincia, in una delle regioni più antropizzate e inquinate di tutta Europa. Un triste primato, che sottolinea quanto abbiamo bisogno di cambiare rotta, seguendo un percorso a lungo termine (nei prossimi trent’anni) che permetta di ripensare al modo in cui si vive e si pensa la città. Non mi aspetto di fare un exploit a livello elettorale, ma conto sulla crescente sensibilità che si sta sviluppando tra giovani e non. La mia impressione è che l’attuale amministrazione non sia stata in grado di pianificare sul lungo termine. Mi chiedo con quale criterio i soldi del Next Generation EU, fondi appunto a lungo termine, da oggi fino al 2050, verrano investiti per progettare e pianificare la città per la prossima generazione di bustocchi. Non basterà più costruire parcheggi, bruciare spazzatura e consumare suolo vergine».
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