Per l’incendio alla “Eco Seib” di Arcisate condanna a 3 anni e 10 mesi

Il fuoco distrusse dieci automezzi automezzi un anno per danni di quasi mezzo milione. Il giovane fermato nel corso di un rocambolesco inseguimento nell’estate scorsa

Allarme bomba al tribunale di Varese

Per il grande incendio che distrusse una decina di mezzi alla “Eco Seib” di Arcisate è arrivata la decisione del giudice 3 anni e 10 mesi di reclusione per il 23enne sospettato di aver acceso i fuochi che hanno distrutto gli automezzi per il ritiro dei rifiuti di cui si occupa la nota azienda attiva nei servizi ecologici.

Una pena ridotta rispetto alle richieste dell’accusa: il difensore è l’avvocato luinese Corrado Viazzo. L’imputato è stato condannato ad una provvisionale di 40 mila euro, vale a dire una cifra definita come risarcimento che potrà avere una quantificazione più precisa nel corso di un eventuale procedimento in sede civile.

Un processo che è arrivato alla fine dopo avere ricostruito quanto avvenuto non solo quella sera di un anno fa, quando le telecamere di video sorveglianza ripresero la figura di un giovane in tuta poco prima che l’incendio scoppiasse, ma anche alcune conversazioni ritenute evidentemente un buon punto di prova, fra l’imputato e la fidanzata, quando vennero fatti riferimenti agli episodi riconducibili ai reati contestati. Nel corso el processo sono stati sentiti i legali rappresentanti dell’azienda che ha subito l’incendio e i carabinieri del nucleo operativo di Varese che eseguirono le indagini.

Dinanzi al giudice monocratico di Varese vennero ascoltati anche i carabinieri che arrestarono l’imputato, ma non la sera delle fiamme. Il giovane infatti venne fermato nel luglio scorso: i militari in borghese lo seguivano ma al momento del fermo oppose resistenza e fuggì per 500 metri causando un incidente: la resistenza a pubblico ufficiale fece scattare l’arresto e contestualmente il giudice per le indagini preliminari gli notificò la custodia cautelare in carcere per i sospetti dell’incendio (nell’auto, peraltro, il giovane portava scacciacani, lama, e un tubo in ferro).
Resta da capire il senso del gesto, dell’incendio. Una rivalsa per aver lavorato nell’azienda in passato (ed essere stato licenziato)? O altro? Saranno le motivazioni della sentenza a spiegare forse il movente del gesto.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Marzo 2023
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