Prescrizione e assoluzione per l’inchiesta sullo sfruttamento delle badanti fra Gavirate e Varese
Troppo tempo è passato per la contestazione legata all’associazione a delinquere, mentre per il reato dell’illecita intermediazione di lavoro assoluzione “perché il fatto non sussiste”
C’era stato il racconto dell’arrivo in Italia dopo gli interminabili viaggi in pullman dalla Romania per venire ad assistere anziani italiani, la ricostruzione delle condizioni all’arrivo nel nostro paese e alla prima permanenza con persone che dormiamo anche in 10 in una stanza in appartamenti di Varese prima dello “smistamento” a casa del clienti.
Qualcuno ha parlato. E i sospetti sono diventati materia per un’indagine che dieci anni fa portò a scoprire un sospetto “racket delle badanti” a Varese, in particolare attraverso due realtà dell’assistenza a Gavirate e Gallarate.
Per quel processo che vedeva imputate cinque persone è arrivato il verdetto: per l’accusa di associazione a delinquere il reato è estinto per sopravvenuta prescrizione (cioè la mancanza di interesse da parte dello stato, per l’enorme tempo trascorso, a perseguire un determinato reato) mentre per l’altro capo di imputazione, quello di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro“ il giudice ha valutato l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
Alcune delle badanti coinvolte in questa vicenda si erano costituite parte civile (avvocato Andrea Toppi). I due imputati rimasti nel filone principale del processo, un 68 enne italiano e una rumena di 48 anni, erano difesi dagli avvocati Fabrizio Piarulli e Irene Visconti.
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