A processo il “serial killer“ delle macchinette del caffè di Varese
I colpi, uno dopo l’altro nel giro di poche ore. La tecnica del fumogeno che fa scappare il ladro. Cronaca di una notte brava finita col rito abbreviato
Scattano nel cuore della notte i sensori della scuola professionale di via Vallarsa a Varese (Art School): gli infrarossi fanno il loro dovere, qualcuno è entrato nei locali, le videocamere svelano, riprendono la scena così da permettere all’operatore da remoto di attivare i fumogeni. Risultato: il ladro appena entrato in azione con effrazione scappa col maltolto e fa appena in tempo ad arraffare pochi euro.
È la notte del 25 novembre 2023. E questo è il primo degli episodi che gli agenti delle Volanti si trovano fra le mani nelle stesse ore dal momento che l’uomo oggi a processo, 42enne senza fissa dimora, pluripregiudicato e in carcere a Busto Arsizio è accusato sempre nello stesso frangente di altri due colpi. Un colpo, per la precisione, è solo tentato, mentre l’altro viene portato a termine: sempre questione di pochi euro, con le medesime modalità. Le ulteriori due attività visitate sono in via Cimone, neppure un quarto d’ora a piedi, nella zona tra viale Belforte e il “retrostazioni“ di Varese: si tratta di due negozi dove l’obiettivo era raggiungere l’eventuale fondo cassa degli esercizi che si fermava a titolo di bottino in poche decine di euro.
Le indagini partono subito e arrivano al dunque attraverso il riconoscimento del sospettato che puntualmente, però, è già finito in carcere per un elenco di reati e intemperanze specialmente verso le forze dell’ordine che gli spalancano le porte della casa circondariale (in particolare per il furto negli esercizi in zona via Manin per i quali sono fioccate anche le prime condanne). Ora l’uomo, coinvolto in altri fatti che destarono parecchia preoccupazione in città, come le spaccate coi tombini di ghisa, è finito a processo, difeso dall’avvocato Oskar Canzoneri che ha scelto la strategia difensiva del rito abbreviato.
Le indagini passate alla squadra Mobile di Varese si sono avvalse del lavoro della polizia Scientifica che opera anche un rilevamento papillare, sebbene le impronte digitali trovate su parte delle macchinette erogatrici di caffè e merendine non abbiano dato esito positivo apprezzabile come “pistola fumante“ del caso. Gli episodi riferiti ai colpi fanno parte solo della punta dell’iceberg di quello stillicidio di furti con al centro le macchinette.
Episodi che sono emersi a macchia di leopardo a dire il vero non solo a Varese ma anche in altri centri del Varesotto e che integrano il reato di furto o tentato furto aggravato dall’effrazione e dunque dalla violenza sulle cose. Parlare di “serial killer” per le macchinette colpite potrebbe suonare come l’uso improprio di un termine, ma non per le società he gestivano gli erogatori che hanno contabilizzato danni per decine di migliaia di euro dopo il passaggio dei ladri: le macchinette venivano forzate, i montanti divelti e le ante andavano sostituite di continuo.
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