In mostra i murales di Belfast, città divisa che cerca un futuro

Al circolo Quarto Stato fino al 30 marzo un'esposizione che ripercorre mezzo secolo di arte sui muri, a cura di gli autori Gianluca Cettineo e Luciana Travierso. Una riflessione su una città ancora in bilico

Belfast

A Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, due sono le attrazioni principali: il museo del Titanic, nel cantiere che vide nascere il transatlantico più famoso al mondo, e i murales che si trovano in vari punti della città, ma soprattutto su due “confini”, Falls Road e Shankill Road.

A differenza dei murales comparsi in molte città per riqualificare quartieri anonimi e spesso popolari (anche con effetti non sempre positivi), i murales di Belfast sono per lo più eredi di una storia autentica, di passioni politiche, identità e violenza: sono testimoni di quasi tre decenni di “Troubles”, la guerra civile tra la il fronte irlandese-repubblicano che puntava all’indipendenza e le forze unioniste favorevoli al Regno Unito, appoggiate dall’esercito britannico, inizialmente e ufficialmente intervenuto per separare i contendenti.

Gli scontri – a cui posero fine, il 10 aprile del 1998, gli accordi del Venerdì Santocoinvolsero pesantemente anche la popolazione civile, secondo una linea di faglia che divideva da un lato i protestanti (“naturalmente” unionisti), dall’altro i cattolici (“naturalmente” repubblicani).
Per effetto delle violenze e delle intimidazioni, la città registrò fin dai primi mesi di scontri il fenomeno di trasferimento di famiglie da un quartiere all’altro, come racconta anche il recente film di Kenneth Branagh “Belfast”. Questo spostamento di popolazione contribuì a creare aree sempre più etnicamente omogenee.

Per tenere separate le aree cattoliche e protestanti vennero realizzate, già dal 1969, i “Peace walls”, barriere di separazione fisica che divennero anche punti d’attrito tra le due comunità. Per questo divennero anche luoghi in cui le due fazioni mostravano i propri simboli identitari (foto d’apertura dell’articolo: “Summer of 69”, fotografia di Gianluca Cettineo).

Belfast
“Bobby Sands”, Falls road, esterno sede Sinn Fein, fotografia di Carlotta Dori

“La storia dipinta: conflitto e memoria” al circolo Quarto Stato di Cardano al Campo

I murales di Belfast sono al centro della mostra “La storia dipinta: conflitto e memoria”, allestita al circolo Quarto Stato di Cardano al Campo, a partire da sabato 15 marzo fino al 30 marzo.
La mostra sarà aperta alle 19 di sabato  con un incontro con Gianluca Cettineo e Luciana Travierso, autori della mostra e della maggioranza degli scatti.

La mostra propone foto d’impatto dei murales, soffermandosi anche sugli stili molto diversi dei due contendenti, e foto che documentano il paesaggio urbano dei “walls”.
“Uno dei punti più significativi è il cancello che separa Falls Road, a maggioranza nazionalista, da Shankill Road, prevalentemente unionista. Per anni è stato chiuso ogni sera e riaperto al mattino successivo”. Ai murales più legati al contesto irlandese si sommano poi altre opere su temi politici internazionali, che raccontano lotte che il fronte repubblicano sentiva affini, come la lotta per la Palestina libera o contro l’apartheid.

Una sezione dell’esposizione racconta poi i murales moderni, realizzati soprattutto nel centrale Cathedral Quarter, e i murales dedicati allo sport.

Belfast
Alice Pasquini, “L’acrobata”, Belfast, fotografia di Luciana Travierso

Oggi, i Peace Walls rappresentano un segnale positivo, sono diventati un’attrazione turistica: “molti visitatori scelgono di esplorare l’area a bordo dei Black Taxi, guidati da autisti locali che raccontano la storia di questi luoghi” (anche se alcune tensioni rimangono).

Una riflessione su una città divisa e sul futuro

La mostra, che resterà allestita fino a fine mese, viene proposta all’interno del weekend dedicato a Belfast, terza tappa del ciclo “NomiCoseCittà”, che è dedicato all’idea di città come luogo di incontro, scontro e sintesi.

I muri e i ponti di Belfast sono simboli potenti di divisione e connessione. Se i Peace Walls testimoniano la separazione e le ferite di un conflitto lungo decenni, i ponti, come il Peace Bridge a Derry, rappresentano la speranza di riconciliazione. Collegando quartieri un tempo rivali, invitano al dialogo e a una convivenza pacifica. Belfast è una città sospesa tra questi due elementi: da un lato, la necessità di preservare la memoria e le identità storiche; dall’altro, il desiderio di costruire un futuro condiviso“.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Marzo 2025
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