Silvio Berlusconi: “C’era una volta l’Isola Garibaldi. E da lì partì Ignis”

Il 1° agosto segna una data storica, purtroppo dolorosa, per Cassinetta di Biandronno e per l'industria locale. Dopo sessant'anni di storia, la fabbrica di elettrodomestici chiude la progettazione dei frigoriferi. In questo contesto, dopo l'ampio intervento di Salvatore De Caprio, ex dipendente Whirlpool, pubblichiamo le riflessioni di Giuseppe Geneletti

borghi ignis

Il 1° agosto segna una data storica, purtroppo dolorosa, per Cassinetta di Biandronno e per l’industria locale. Dopo sessant’anni di storia, la fabbrica di elettrodomestici, originariamente fondata come Ignis, chiude la progettazione dei frigoriferi. In questo contesto, dopo l’ampio intervento di Salvatore De Caprio, ex dipendente Whirlpool con trent’anni di esperienza, pubblichiamo le riflessioni di Giuseppe Geneletti, che si definisce ‘alunno di Whirlpool’ e che ha affrontato più volte il tema nelle sue pubblicazioni per Varesenews.

“Sono cresciuto anch’io, nel quartiere Isola Garibaldi di Milano, come Giovanni Borghi che era lo zio, non ancora famoso, del mio amico Fedele Confalonieri. Ho un ricordo nitido di dov’era la bottega di piazza Minniti, una bottega d’elettricista, nella quale il sciur Guido, milanese tutto d’un pezzo, di stampo antico, insegnava ai suoi tre figli maschi, Gaetano, Giovanni e Giuseppe, gli stessi comandamenti che mio papà Luigi ha trasmesso a me: il senso del dovere, la capacità di sacrificio, l’amore per il lavoro, il rispetto della parola data…Giovanni Borghi è diventato un industriale simbolo del miracolo economico italiano, dopo aver suonato sulle navi da crociera. Ma forse con il successo c’entra anche l’aria dell’Isola, capace di stimolare in chi l’ha respirata da giovane, l’estro, la fantasia, l’intraprendenza, l’arte di inventarsi qualcosa di nuovo. Già, innovare: Giovanni Borghi lo ha fatto mirabilmente, fiutando che, dopo le ristrettezze della guerra, i consumi sarebbero esplosi e gli italiani, copiando gli americani, avrebbero imbottito di comodità le loro abitazioni: il frigorifero, la lavatrice, la lavastoviglie. Ci voleva un marchio facile: 5 lettere, Ignis, parola che in latino significa fuoco e che, paradossalmente, evoca da cinquant’anni immagini di piatti freddi e di bibite ghiacciate”.
Questo testo è tratto dalla prefazione firmata da Silvio Berlusconi al famosissimo libro “Mr. Ignis” dell’amico e maestro Gianni Spartà, edito da Mondadori nel 2002. (nella foto Giovanni Borghi)

Quelle pagine scritte vent’anni fa risuonano oggi con un sapore diverso. Perché mentre si parla di Cassinetta, di frigoriferi e di storia industriale, non si respira aria d’estate ma di lutto. Sessant’anni dopo la visita del presidente Giuseppe Saragat al cuore della Ignis, la progettazione frigoriferi chiude. E questa volta non è una pausa estiva, è una chiusura tombale.
A illuminare il dibattito in queste settimane è stato Salvatore De Caprio, con un post su LinkedIn ripreso anche da VareseNews. Dai commenti di centinaia di ex colleghi e professionisti emergono messaggi che vanno oltre la nostalgia.

Il valore della comunità e del sapere condiviso. Non si spegne solo un ufficio: si spegne una scuola di eccellenza. Chi ci ha lavorato parla soprattutto delle persone, del coraggio di innovare, dell’amicizia e dell’orgoglio. Il messaggio è che la forza di un’azienda non è solo nei bilanci, ma nelle comunità di competenze e di relazioni che costruisce.
La differenza tra “inventori” e “manager”. Più voci sottolineano come l’epoca dell’invenzione, del rischio e della pionieristica creatività sia stata progressivamente sostituita da una gestione burocratica, basata sulla paura di sbagliare. È una lezione su come la managerializzazione senza visione può soffocare l’innovazione.

La fragilità del modello industriale europeo. Nei commenti emerge la critica alle delocalizzazioni, alle acquisizioni mal gestite, alla mancanza di politiche industriali e a consumatori poco consapevoli. Il messaggio è che senza una strategia di lungo termine, che tenga insieme innovazione, lavoro e mercato, anche le eccellenze si sgretolano.

Un’eredità che resta nelle persone. Nonostante la chiusura, molti commentatori ribadiscono che ciò che hanno imparato, i valori di disciplina, qualità e professionalità, vivranno dentro di loro e nei nuovi percorsi che affronteranno. È un insegnamento universale: le competenze e i legami umani sopravvivono oltre le aziende.

Monito e responsabilità collettiva. Questa storia non è solo di Beko, Whirlpool o di Ignis, ma di un intero sistema: imprese, istituzioni, consumatori. Il messaggio finale è un monito: se non si proteggono e si coltivano i saperi e le eccellenze locali, si finisce per impoverire non solo un settore ma l’identità industriale di un Paese.

Non dobbiamo dimenticare il valore umano e culturale racchiuso nelle comunità industriali e possiamo imparare dagli errori per costruire un modello che unisca innovazione, qualità e responsabilità sociale, altrimenti la memoria resterà solo nei racconti nostalgici. Anche la bellezza di un’impresa e della sua comunità, se non la custodiamo, rischiamo di riconoscerla solo quando l’abbiamo perduta.
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova”, Sant’Agostino (Confessioni, X, 27).

A Cassinetta finisce un’era: dal 1° agosto vuoti gli uffici dove si progettano i frigoriferi

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Pubblicato il 31 Luglio 2025
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