Il cuore del meteo varesino: il Centro geofisico prealpino si racconta a Varesenews
Particolarmente seguita la diretta per la rubrica "La Materia del giorno" che havisto come ospite in studio Paolo Valisa, una delle colonne portanti di Astrogeo
Alzi la mano chi, appena sveglio, non guarda fuori dalla finestra per capire che tempo farà. Da più di sessant’anni, a Varese c’è chi quel cielo lo osserva per mestiere, raccoglie dati e li trasforma in previsioni che orientano la vita quotidiana di tutti noi. A raccontare la storia e il funzionamento del Centro geofisico prealpino è stato Paolo Valisa, uno dei suoi responsabili, ospite della rubrica “La Materia del giorno” di VareseNews.
Il centro nasce dall’intuizione e dalla passione del professor Salvatore Furia, che negli anni Sessanta realizzò l’osservatorio meteorologico sulla cima del Campo dei Fiori. Da lì iniziarono le prime rilevazioni e la raccolta dei dati climatici, grazie anche a un gruppo di volontari e tecnici che, pionieri nella ricezione delle immagini satellitari, posero le basi della meteorologia moderna varesina. Negli anni Settanta e Ottanta, l’attività si trasferì a Varese e si strutturò progressivamente, fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento per tutto il territorio.
Oggi il Centro geofisico prealpino, ospitato a Villa Baragiola, dispone di una rete di 32 stazioni meteorologiche e idrologiche distribuite nella provincia, in grado di monitorare in tempo reale pioggia, vento, temperatura e corsi d’acqua. Le collaborazioni spaziano dal Parco del Campo dei Fiori alle comunità montane, dal Comune e dalla Provincia di Varese fino alla Regione Lombardia e ad ARPA, che integra i dati nella rete regionale.
Valisa ha ripercorso anche l’evoluzione tecnologica che ha trasformato la meteorologia: dal telegrafo — primo mezzo che consentì di condividere dati e costruire mappe — fino all’avvento di internet e dei satelliti, capaci di restituire oggi immagini dettagliate dell’intero pianeta ogni pochi minuti. A rivoluzionare ulteriormente il settore è poi arrivata la potenza di calcolo dei computer e, più di recente, l’intelligenza artificiale, che confronta i dati attuali con quelli del passato per migliorare la precisione delle previsioni.
Eppure, nonostante i progressi, «l’esperienza umana resta fondamentale», ha sottolineato Valisa. Il territorio varesino, con la sua complessità orografica, richiede la sensibilità di chi conosce fenomeni locali come il Favonio o le nebbie del lago. «Il meteorologo del posto – spiega – sa interpretare quei microfenomeni che un modello matematico spesso non coglie».
Ogni giorno, la redazione del bollettino meteo richiede ore di lavoro tra analisi, aggiornamenti e scelta del linguaggio più corretto per esprimere non solo la previsione, ma anche il grado di probabilità. Perché la meteorologia, ricorda Valisa, «non è una scienza delle certezze, ma delle probabilità».
Il Centro non si limita alle previsioni: dal 1981 gestisce anche un osservatorio sismico inserito nella rete nazionale dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, nato dopo l’esperienza dei soccorsi del terremoto dell’Irpinia, a cui lo stesso Furia partecipò. Inoltre, continua a collaborare con la Protezione civile fornendo dati in tempo reale utili alla prevenzione dei rischi idrogeologici e ambientali.
Un capitolo importante è dedicato alla divulgazione scientifica: ogni anno centinaia di studenti visitano il Centro o partecipano agli incontri nelle scuole per conoscere da vicino il mondo delle previsioni e riflettere sugli effetti del cambiamento climatico. «È nelle nuove generazioni – ricorda Valisa – che si accende la curiosità per la scienza e la consapevolezza dei rischi futuri».
E a proposito di futuro, la curiosità dei giornalisti si è spinta fino a una domanda inevitabile: torneremo a vedere la neve a Varese? «Non possiamo prevederlo – ammette Valisa – ma sappiamo che in sessant’anni la temperatura media è aumentata di tre gradi e le nevicate si sono ridotte da quaranta a undici centimetri l’anno. Speriamo almeno in un’eccezione, magari per le prossime Olimpiadi».
Nel frattempo, tra satelliti, sensori e passione umana, il Centro geofisico prealpino continua a scrutare il cielo sopra Varese, ricordandoci ogni giorno quanto la conoscenza del tempo – in tutti i sensi – resti un bene prezioso per la comunità.
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