Negati i domiciliari, Cazzaniga resta in carcere
Respinta la richiesta del legale del medico killer che resta in cella. Dalle intercettazioni emerge la volontà di ritorsioni contro chi aveva denunciato e la sua tossicodipendenza
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, Luca Labianca, ha confermato la misura della detenzione in carcere per Leonardo Cazzaniga, il medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Saronno finito in carcere martedì scorso con l’accusa di aver ucciso 4 pazienti e del concorso nell’omicidio con Laura Taroni dell’omicidio di Massimo G., marito di quest’ultima, avvelenandolo con i farmaci per la cura del diabete.
La decisione è arrivata nella giornata di oggi ed è quindi stata respinta la richiesta del difensore Enza Mollica che aveva chiesto per lui gli arresti domiciliari a fronte della disponibilità a chiarire da parte del medico.
Nel frattempo emergono altri particolari dalle intercettazioni delle sue conversazioni telefoniche e ambientali e da quelle di due degli indagati. In una telefonata la Taroni comunica all’uomo i nomi dei colleghi che avrebbero denunciato alle autorità i sospetti sulla morte del marito (l’infermiera Jessica Piras e il medico Elena Soldavini). Cazzaniga e la Taroni progettano nei loro confronti atti intimidatori:“Quelli possono iniziare ad aver paura a venire a lavorare, no ?” … “Polo
grigia… bene! Cominciamo con quattro gomme alla volta…”.
Da quanto emerge da un altro dialogo, invece, il direttore di Presidio Paolo Valentini e il direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Roberto Cosentina parlano della tossicodipendenza di Leonardo Cazzaniga che – per un certo periodo – ha fatto uso di cocaina al punto da chiedere un periodo di malattia di quasi tre mesi per disintossicarsi.
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