Chi è davvero Stefano Binda

Lucido e gelido killer per i magistrati. Leader carismatico, temuto dagli ex amici di cielle. Simpatico filosofo e animatore culturale per la gente di Brebbia

stefano binda

E’ lui l’assassino di Lidia Macchi? E chi è davvero Stefano Binda? Di certo è una persona non banale, il 48enne indicato a 29 anni di distanza come l’autore di uno dei più misteriosi delitti della storia d’italia.

LA SENTENZA DI CONDANNA IN PRIMO GRADO

DISOCCUPATO SENZA RUOLO NELLA SOCIETA’
Bisogna partire dalle accuse, quindi dall’ordinanza di custodia cautelare. Per il gip  Anna Giorgetti, e anche per il procuratore Carmen Manfredda “Stefano Binda è un uomo privo di attività lavorativa che, nonostante le doti intellettive e culturali, non è riuscito a trovare una propria dimensione sociale di impegno attivo”. Usa eroina periodicamente. Non ha famiglia e per questo è stato ritenuto in grado di fuggire. Quando ha saputo di essere indagato ha ripreso contatto con gli amici del passato. Ha incontrato un ragazzo dell’epoca, Piergiorgio Bertoldi, oggi nunzio apostolico in Africa. Ha tentato di contattare per tramite di un responsabile di Cielle anche don Giuseppe Sotgiu, un tempo amico grandissimo, oggi sacerdote, molto critico su Binda a causa della tossicodipendenza. Sotgiu è anche il giovane che secondo i magistrati cercò di fornirgli un alibi, nel 1987: raccontò che la sera del 5 gennaio era con lui e Bertoldi al cinema a Varese (versione poi modificata, spiegando che si trovava a cena dai Bertoldi, ma senza Binda). Per i magistrati questi incontri con i vecchi compagni di Cielle sono un tentativo di inquinare le prove.

LEADER TEMIBILE
L’ordinanza parla di un “metus” (ansia, paura, timore) che Binda, definito come un leader nato da don Fabio Baroncini, esercita sui propri amici, a partire dal fascino esercitato sulla testimone P.B.

Si dice che potrebbe fare pressioni sugli amici. È persona gelida, di pericolosità sociale. Inoltre Binda ha ammesso di fare ancora saltuariamente uso di eroina, non sarebbe dunque un errore di gioventù, il suo, ma un vizio e una fuga dalla realtà. Non cogliendo il potere distruttivo della droga, ma vivendone la seduzione, il 48enne potrebbe essere ancora pericoloso.

INTELLETTUALE E POETA
Un altro ritratto del ragazzo che fu Stefano Binda, giovane studente ai tempi della conoscenza con i ragazzi del movimento e con Lidia Macchi viene fornita dai suoi amici degli anni Ottanta. In primis don Fabio Baroncini, carismatico sacerdote che all’epoca era un docente del liceo Cairoli e colonna di Cielle. Alcuni ricordano che don Fabio aveva una particolare predilezione per Stefano Binda. “La preferenza era dovuta unicamente al fatto che si trattava di un ragazzo estremamente intelligente – osserva Baroncini – che poteva fungere da riferimento e da elemento di aggregazione per gli altri compagni di GS, una sorta di capoclasse”. Un’ex amica dichiara: “Stefano era sicuramente molto ironico, con una intelligenza molto viva. Non posso dire limpido. Sicuramente con una personalità complessa, molto intelligente”. Un altro ex giessino: “Binda e Sotgiu facevano gli intellettualoni”. Un ennesimo ex ragazzo di GS: “Stefano Binda non solo ha un’ampiezza culturale, ma una capacità di declinarla in base all’interlocutore davvero notevole. È una persona strategica, un affabulatore più che un manipolatore”. Una ragazza dell’epoca: “Era un intellettualone che piaceva molto a don Baroncini. Era un filosofo. Era un po’ baudeleriano, scriveva poesie”. Qualcuno ha osservato che, a suo parere, solo Binda avrebbe potuto scrivere quella lettera alla famiglia, così densa di riferimenti intellettuali”.

(foto, la tranquilla villetta di Brebbia dove risiede l’arrestato)

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STUDENTE
Un suo vecchio insegnante ha raccontato ai quotidiani locali che in prima liceo si fece bocciare, e che si trasferì al liceo classico di Arona. Intelligente, ma decise all’improvviso di non studiare.

AFFASCINANTE
Un altro ritratto più intimo lo fornisce la donna, P.B. che ha permesso l’identificazione della lettera spedita alla famiglia di Lidia Macchi e che è stata la fonte che ha aiutato la polizia per prima. La donna racconta che all’epoca stava bene con Binda, anche se lui era misogino. P.B. era innamorata di Binda, affascinata dalla sua cultura. Lo baciò una volta ma lui si pentì di essersi lasciato andare all’emozione. Riferisce anche che lo accompagnò una volta in una zona boschiva con un amico e che i due maschi tornarono intontiti. Probabilmente i due amici fecero uso di eroina, perché lui le aveva confidato di aver aiutato una volta un amico a farsi una iniezione.

FILOSOFO E ANIMATORE CULTURALE
Ma veniamo al giorno d’oggi. Se i magistrati dicono che Binda ha preso contatti con i vecchi amici perché li avrebbe voluti spaventare, c’è anche chi dice che Binda non è assolutamente quel tipo di persona. Francesco Porrini, 25 anni, è un giovane ragazzo presidente della associazione Magre Sponde di Brebbia e ci ha raccontato qualche giorno fa che cosa pensa di questa storia. “Stefano è innocente, è una persone di grande umanità, eclettica, libera, uno davvero interessato agli altri”.

Binda è uno dei fondatori della associazione di Brebbia, nonostante una fascite necrotizzante che gli ha immobilizzato il braccio destro e che lo ridusse in coma. “Non è vero che non ha un lavoro, è vero invece che non può lavorare a causa dell’invalidità” dice Francesco. Il giovane parla con entusiasmo dell’amico: lo ha conosciuto in un bar facendo due chiacchiere, da qualche anno esce con lui e altri amici di Magre Sponde. Vanno a bere una birra a Travedona, a Brebbia, passano le serate parlando e ascoltando musica. Si scambiano libri, film.

Parlano per ore, anche tutta la notte: si beve birra, si fuma sigarette. “Non sapevo nulla dell’eroina” osserva il ragazzo, che con Binda e altri ha realizzato il festival Magre Sponde,  di cui Stefano cura la parte cinematografica. Per nulla isolato, dunque. Binda è un cinefilo, divora libri, molti testi di filosofia. E’ interessato a tutto, e soprattutto non sembra aver alcuna preclusione culturale e nemmeno una particolare rigidità. I tempi di cielle sembrano lontani, nessuna vecchia frequentazione. Con i ragazzi di Brebbia è andato a vedere concerti di indie rock, come quello dei Sigur Ros e del gruppo alternativo dei Mogway. Porrini dice: “Quando questo nulla finirà e tutti avranno l’occasione di chiederti scusa per quanto male hanno detto di te, ci vedremo al bancone del bar che per l’occasione sarà colmo di birre e di stecche di sigarette, parleremo fino all’alba ancora e ancora”. Un’altra persona impegnata nella cultura e nel volontariato, Therry Dieng, afferma: “Anche noi siamo increduli, avendo condiviso una intensa esperienza di solidarietà per 2 mesi, speriamo questo tuo incubo possa finire presto”.

INTEGRATO
A Brebbia in effetti Stefano Binda sembra il contrario di quello descritto nell’ordinanza di custodia cautelare. Non pare ad esempio del tutto vero che sia una persona senza un ruolo nel contesto sociale. Il sindaco Mimmo Gioia lo conosce proprio per il festival Magre sponde. Nei bar e nei caffè della zona tutti lo dipingono come un vero signore, uno che sorride, saluta, legge il giornale, scambia chiacchiere. Gli amici di Magre Sponde non sapevano granché del suo passato di Cielle, ma soprattutto non sanno dell’eroina o altro. Porrini era informato dell’avviso di garanzia, gli è stato vicino ma non conosce la storia. Gli amici di OGGI  hanno trovato particolarmente azzeccata la frase “sigarette e filosofia” usata per lui. Lo stesso sindaco l’ha definito “una persona tranquilla, ben integrata nella comunità”. Fa il paio con quanto dichiarato dall’avvocato Sergio Martelli. “E’ tranquillo, non sa spiegarsi come possa essere finito in questa storia”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 17 Gennaio 2016
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