Tra Maya e Monti, bruciano le Gioeubie bustocche
Come ogni anno, il tradizionale rogo di fine gennaio ha richiamato in piazza centinaia di persone. Tra i temi di quest'anno irrompe più che mai la politica ma c'è stato spazio anche per i Maya e il Palaghiaccio. E dopo il fuoco, tutti in fila per mangiare polenta e bruscitti.
Ce n’è per tutti i gusti tra le Gioeubie che hanno preso fuoco nella serata del 31 gennaio, l’ultimo giovedì del mese come impone la tradizione. Si parte con il disoccupato in attesa di un posto di lavoro della Famiglia Bustocca, si passa alla gioeubia pattinatrice sul ghiaccio del "defunto" palaghiaccio di Busto realizzata dalla classe ’47 e, passando per il guerriero Maya del Club borsanese Folclore e Sport, si arriva al cavallo di battaglia dei giovani padani che, per il secondo anno di fila, bruciano direttamente Mario Monti ed Elsa Fornero. Sono queste alcune delle molte gioeubie che hanno illuminato i cieli di Busto con uno spettacolo che ha richiamato in molte piazze della città centinaia di persone. Dal Campone di Borsano alla parrocchia di Madonna Regina, dagli Oratori a Comunità Giovanile, sono moltissimi i falò organizzati con l’immancabile rogo di Piazzale Einuadi. E’ proprio in quest’ultima location che si sono riversati il maggior numero di cittadini per assistere al più celebre degli appuntamenti dell’ultimo giovedì di febbraio. Grande assente di quest’anno è stato il sindaco Gigi Farioli, sostituito però dal suo vice Gianpiero Reguzzoni e da Franco Castiglioni che hanno avuto il compito di appiccare il fuoco.
E mentre le fiamme si mangiavano carta, stoffa e legna calamitando gli occhi dei più piccoli, i più grandi guardavano un po’ più in alto, verso i lapilli. La tradizione, infatti, insegna che se i lapilli salgono in cielo in maniera ordinata quello appena iniziato sarà un anno buono mentre se ciò non avviene i prossimi mesi non prometteranno nulla di buono. E il 2013 tra elezioni e crisi come sarà? Difficile dirlo guardando la "sentenza" dei lapilli. Se infatti quelli di piazzale Einaudi sono saliti in cielo in maniera disordinata, quelli liberati dal rogo di Borsano prospettano un anno roseo. «Dipenderà dalle elezioni», scherza qualcuno.
Come sempre, dopo il fuoco arriva la fame. E come sempre, la cena in piazza aspettava tutti. Sia a Borsano che in Centro città, infatti, moltissimi quintali di polenta e bruscitti sono stati cucinati e messi a disposizione della cittadinanza. Ma per la prima volta, chi ha preso parte alla cena in piazza San Giovanni ha dovuto pagare un obolo di un euro. Nonostante il contributo, comunque, è stata lunghissima la fila per prendere uno dei 3.500 piatti fumanti preparati da cuochi e volontari direttamente in piazza.
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