Alla Rocca la mostra delle “Case di bambola”

Un viaggio nel mondo delle "maquettes", miniature di ambienti e oggetti domestici o di culto. La collezione sarà esposta dal 25 maggio al 3 novembre

Sono belle, lucenti, eleganti, attraenti, ma così, sole o in piccoli gruppi, “ibernate” in trasparenti teche di vetro, sembrano sentirsi quasi inutili, vere “bambole-oggetto”, da guardare, da ammirare, ma senza vita. Cosa manca? Ma certo, la casa o un ambiente dove queste pupattole possano vivere veramente, animarsi, uscire dal dorato letargo in cui il tempo le aveva costrette.
E questo ci offre il “Museo della bambola e del giocattolo” della Rocca Borromeo di Angera, in una mostra, “Case di bambola” dal 25 maggio al 3 novembre, sempre ideata da Marco Tosa, curatore della museo.
Recentemente, la Galleria Antichità Baroni, una delle più riconosciute a Milano, ha organizzato una fortunata mostra di “maquettes”, le miniature di ambienti e oggetti domestici o di culto, in cui spiccavano originali modellini di cucine, soggiorni e bagni, che servivano alla progettazione architettonica.
A partire dal ‘700, questa destinazione d’uso fu poi gradualmente sostituita da quella di divertimento o educazione per bambine di ricche famiglie aristocratiche, e, poi, dall’ ‘800 in poi, le “case di bambola” furono alla portata anche dei pargoli borghesi ed ebbero inoltre la funzione di preparare le future donne di casa all’economia domestica.
Ma non si tratta solo delle classiche stanze di abitazioni domestiche, complete di tutti gli accessori, le tappezzerie, le suppellettili e perfino l’illuminazione elettrica.
Ci sono anche aule scolastiche allestite di tutto il corredo didattico, con carte geografiche e piccoli quaderni, negozi con i prodotti esposti nelle vetrine e negli scaffali e, addirittura piccoli altari con paramenti e arredi sacri, per abituare o spingere i “cadetti” delle grandi dinastie aristocratiche a illustrare la famiglia nell’alto clero. Si tratta quasi di una “second life”, dove possiamo conoscere come vivevano i bambini, ma anche i “grandi”, immersi negli oggetti e negli ambienti della loro vita quotidiana. Fu anche un successo di mercato perché le industrie specializzate produttrici, soprattutto tedesche e francesi, riuscirono ad affermarsi vendendo tramite cataloghi illustrati e sui banchi di giocattoli dei nascenti grandi magazzini.
Per ritornare infine al mondo magico infantile, ecco, forse, il pezzo più prezioso, la casa di Hansel e Gretel, di marzapane, biscotti e dolci, immersa nel bosco e custodita dai porcospini, quasi prefigurazione dei rischi che già in passato potevano correre i bambini, che però, “a differenza di quelli odierni ben peggiori, si sarebbero risolti, nel peggiore dei casi, con una crisi glicemica e una 
bella indigestione.”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Maggio 2013
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