Baci rubati dal giudice, 2.500 euro a ogni donna

A margine del patteggiamento che ha chiuso l'indagine, c'è anche la questione dei soldi

luciano soma coordinatore giudici giudice di pace varese

Circa 2.500 euro a testa. Il risarcimento offerto a ognuna delle avvocatesse a cui avrebbe rubato i baci sulla bocca. E’ questa la cifra che l’ex giudice di pace di Varese, Luciano Soma, avrebbe inserito nel patteggiamento a 3 anni e 10 mesi, ottenuto la settimana scorsa a Brescia. Si tratta di un gesto verso le vittime e non è escluso che anche grazie a questa decisione, Soma abbia ottenuto le attenuanti generiche.

Leggi le frasi del giudice

La notizia trapela dal tribunale, e farà certamente discutere, anche perchè le vittime non hanno partecipato alla definizione del patteggiamento, per una questione di procedura penale (non erano ancora ammesse le eventuali costituzioni di parte civile). Soma ha chiuso la sua posizione con un patteggiamento, prima che si celebrasse l’udienza preliminare.

Inoltre gli assegni non sono ancora arrivati alle vittime, dunque per ora possiamo solo citare delle indiscrezioni.

I reati contestati erano quattro: Violenza sessuale, falso, abusi d’ufficio e truffa ai danni dello stato. Ma il risarcimento vale solo per il primo. L’avvocato di Soma, Stefano Toniolo, ha confermato il risarcimento e ci ha rilasciato questo commento:

“Il dottor Soma ha inteso supportare l’istanza di patteggiamento con una offerta economica per ciascuna persona offesa, del tutto a prescindere da una ammissione degli specifici fatti contestati, ed ovviamente senza pretesa di quietanza liberatoria. La motivazione della Sentenza non è stata ancora depositata per cui è impossibile conoscere le ragioni in base alle quali sono state concesse le attenuanti generiche. Quanto agli importi offerti tramite assegno circolare, che preferisco non indicare per motivi di riservatezza, sono stati adottati criteri di omogeneità salvo per una persona offesa per il quale è stato previsto un importo  superiore.”

Dalle parole dell’avvocato si evince che sarà pagato un risarcimento maggiore a una delle vittime. Potrebbe trattarsi dell’avvocato Monica Mina, la prima delle donne che ha parlato alla polizia di quanto le era accaduto. La citiamo perchè qualche giorno fa, l’avvocato Mina, ha deciso di rendere pubblico il suo pensiero sulla vicenda. Lo pubblichiamo di seguito.

Il Gip di Brescia ha accolto il patteggiamento proposto dal Dott. Soma con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Pena congrua…
Non entro nel merito dell’entità della pena perché è giusta così!!! Senza accedere agli atti mi è difficile comprendere quale sia stato l’interesse della Procura a prestare il consenso. Tirerò le dovute conclusioni quando leggerò il contenuto dell’interrogatorio, anche se temo, di rimanerne ancora più rammaricata.
Quanto mi è costato questo processo? Tantissimo. Mi sono esposta solo per un dovere morale e per Giustizia. Anni a subire quello che ormai si sa, anni a vedere il mio lavoro bistrattato, anni in cui vedevo e percepivo “qualcosa che non andava”, anni in cui a poco a poco perdevo fiducia nella Giustizia. Mesi di litigate in casa prima della denuncia, mesi di paura che le indagini non prendessero il verso giusto. Paura di avere ripercussioni sul lavoro, timore per i miei clienti. Ho messo a nudo la mia vita e ho riportato confidenze ricevute da altri, con comprensibile rischio di perdere persone vicine. Ho avuto discussioni con Colleghi, ho sentito conversazioni umilianti nei bar e negli uffici. Ho provato sensi di colpa nei confronti di persone coinvolte indirettamente in questa faccenda.
Ho conosciuto, però, la solidarietà di tante persone!
Credo che la “Giustizia” non mi abbia trattata molto bene, anzi per niente… ma non so perché… io continuo ad AMARE LA NOSTRA GIUSTIZIA!!!
Nulla potrà ripagare tutto quello che ho vissuto, forse un po’ di considerazione in più non ci sarebbe stata male!!!”
(Monica Mina)

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 16 Aprile 2015
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