Il sasso Cavallazzo e i suoi “fratelli”

Il piccolo comune vanta una presenza elevata di massi erratici. Nei periodi di siccità è possibile notare anche quelli solitamente ricoperti dall'acqua

Il Sasso Cavallazzo a secco

Tra i luoghi solitamente bagnati dal lago e in questi giorni invece completamente all’asciutto c’è anche il Sasso Cavallazzo, il più grosso masso erratico della zona del Basso Verbano. Si trova a Ranco, all’interno dell’area naturalistica della Quassa. Il piccolo paesino in riva al Lago Maggiore vanta una concentrazione di massi di questa tipologia molto elevata ed è proprio in periodi di magra, come questo, che si possono notare spuntare dall’acqua.

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Rocce importanti che sono state testimoni dei mutamenti geologici del passato si possono trovare anche a Sesto Calende (il Sass di Preja Buia), a Ispra (il Sassone) e a Taino. “Per la sua particolare orografia – ricorda una scheda pubblicata sul sito del Comune di Ranco – il nostro paese ne ha accumulati il maggior numero, la maggior parte dei quali di sasso “serpentino”, al punto da poter essere davvero considerato” il paese dei massi erratici”. Il materiale detritico, infatti,  originato da colossali frane avvenute sulle Alpi, scendendo lungo un piano inclinato si incagliava più frequentemente sul  versante settentrionale del colle di San Quirico che incontrava, a guisa di ostacolo, sul suo cammino. Sul versante meridionale, angerese, del colle non si trovano massi erratici o, almeno,non abbiamo notizia della loro presenza”.
“Accade così che Ranco, in soli 3,24 chilometri quadrati di superficie terrestre, conti un numero considerevolissimo di massi erratici con densità per kmq davvero impressionanti. Molti altri di questi monumenti naturali sono presenti nei 3,11 chilometri quadrati di superficie comunale normalmente coperta dalle acque lacustri (ove spesso costituiscono pericolo per la navigazione) ed emergono in gran numero solo in condizioni di siccità. Altri ancora, anche di grosse dimensioni, emergono a seguito di scavi a fini edili. Esistono testimonianze che, nel passato, i massi erratici più piccoli venivano utilizzati direttamente come materiale edile e che molte case sono state direttamente costruite su accumuli sotterranei di queste pietre”.

Nella foto sotto il Sasso Cavallazzo “immerso” nel lago:

Sasso Cavallazzo

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Febbraio 2016
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