Giornalisti e detenuti a confronto nel carcere di Varese

La tavola rotonda organizzata dalla casa circondariale per creare un dialogo fra parti che finora non si erano mai incontrate. Un incontro positivo che non si ferma qui

Carcere Varese Miogni

Spesso, per i giornalisti, gli arrestati sono nomi, iniziali, a volte solo un’eta e una nazionalità di qualche burocratico comunicato stampa. Spesso, per gli arrestati e le loro famiglie, quegli articoli sono verità che non si possono lasciare alle spalle neanche dopo aver scontato la pena. Sabato, nel carcere di Varese, giornalisti di cronaca nera e persone detenute si sono incontrati per confrontarsi proprio su questi temi: come nasce un articolo su un arresto o su altri reati cosiddetti “minori”? Fino a dove il diritto di cronaca non si scontra con i diritti di una persona arrestata?

A confronto con Italo, Will, Antonio e Isamele, detenuti nella casa circondariale dei Miogni, i giornalisti che ogni giorno raccontano la provincia e la città di Varese: Simona Carnaghi della Provincia di Varese, Paolo Grosso della Prealpina, Roberto Rotondo di Varesenews e Monica Terzaghi di Telesettelaghi. Con loro Maria Mongiello, a capo dell’area educativa dell’istituto, Sergio Preite di Enaip, Magda Ferrari e Emanuela Giuliani volontarie nella redazione del giornale “7m2 news” per l’associazione Assistenti carcerati San Vittore Martire e la giornalista Ilaria Sesana come moderatrice. Con loro altre volontarie che in carcere si occupano della distribuzione di abbigliamento ai detenuti e delle funzioni religiose.

Quello che è nato è stato un confronto schietto e onesto sul ruolo del giornalista chiamato a decidere come e se raccontare un fatto, sui rapporti all’interno di una redazione, sulle scelte dei dettagli da inserire o no in un articolo (è rilevante il nome dell’arrestato? e l’etnia?), sul diritto di rettifica. Un dialogo, preparato dai detenuti in circa tre mesi di lavoro, che si è rivelato utile per tutte e due le parti coinvolte.

I giornalisti “di nera” – a cui raramente capita di raccontare i tanti progetti che le carceri (Varese inclusa) organizzano – hanno potuto conoscere anche un po’ della vita quotidiana dei detenuti. A Varese ci sono 65 persone, numero che consente una vita migliore rispetto al passato quando si dormiva in tre in una cella. Ma le condizioni della struttura, fatiscente e con pochi spazi, abbassano drasticamente la qualità di vita di questa comunità che vive alle porte del centro città. Struttura senza un futuro certo, in bilico fra la possibilità di essere chiusa definitivamente e le promesse di una ristrutturazione.

Il pomeriggio si è concluso con una promessa reciproca: non lasciare che questa occasione di dialogo si chiuda con queste due ore, ma continuare il confronto e provare a mettere nero su bianco qualche “regola” utile a chi fa il lavoro di giornalista e fondamentale per chi, di quegli articoli, è “attore” principale.

 

 

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 14 Maggio 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.