Sopra i mille metri protagonista un altro santo

Il cammino di Santiago del direttore prosegue con una tappa da Tosantos ad Atapuerca dove è stato trovato un ominide di 800mila anni fa

cammino di santiago marco giovannelli atapuerca

Il cammino non è uguale per tutti. La strada, i sentieri, da Saint Jean Pied de Port o Roncisvalle fino a Santiago sono gli stessi per i pellegrini, ma l’esperienza dipende dai nostri sensi, dalla testa, dalla psiche e dalla dimensione spirituale con chi ognuno di noi approccia e vive il cammino.

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Il Cammino di Santiago tra Tosantos e Atapuerca 4 di 13

La tappa da Tosantos a San Juan de Ortega o Atapuerca per me è stata una conferma notevole. Lungo i 19 o 25 chilometri si incontrano tre luoghi molto importanti.

Il primo sul monte de piedra, dopo la dura salita da Villafranca parla di morte. Dove nel 2011 sono state rinvenute due fosse comuni con decine di morti della guerra civile del 1936, è stato eretto un semplice monumento con il racconto dei fatti.
Più avanti, in mezzo a un incantevole bosco, una ragazza di Burgos ha costruito una oasi di pace. Ha chiamato così le sue sculture in legno, le panche, i tavoli, che rappresentano l’unico punto di sosta prima dell’arrivo. Lei ogni mattina arriva con i termos del caffè e del té, con l’acqua, le bibite fresche, panini e dolci. Non vende niente. Le cose non hanno un prezzo e ognuno lascia quel che vuole o quel che può. Anche niente se crede. In gergo si chiama donativo.

Due luoghi, uno di morte, legato a un pezzo importante della storia di Spagna che portò a 40 anni di dittatura fascista lasciando il paese arretrato e fuori dalla storia, ma soprattutto facendo carneficine tra la popolazione. L’altro è il suo opposto con la creatività e l’energia di una ragazza che, quando le ho lasciato un contributo con cui avrei fatto colazione in piazza San Marco, mi ha detto che la relazione tra chi assiste e i pellegrini «es el team mas importante del mundo».

La maggioranza di chi cammina sembra aver fretta e non si ferma nemmeno a guardare cosa accade. Così non saprà mai che su quel Monte vennero sepolti dei ragazzi e degli uomini che combattevano per la libertà. Ma non sapranno nemmeno che ci sono persone che si impegnano affinché il nostro cammino sia migliore e con servizi. Tutti possiamo fare il cammino e ognuno avrà le proprie motivazioni, ma è l’anima a muoverci e non i muscoli. Per quelli andrebbe bene un qualsiasi trekking e avrebbe ugual valore.

Qualche aspetto sul tracciato.
Subito prima di entrare a Tosantos, dall’altra parte della strada, nella roccia appaiono delle specie di grotte. Poi sopra il piccolo agglomerato di case è conservata una chiesa rupestre dedicata alla Vergin della Pina, che significa piccola montagna.
Gli eremiti vivevano quassù. Dapprima in totale solitudine, poi arrivarono alcune comunità.
Oggi per vedere la chiesa, che rimane uno dei simboli del Cammino di Santiago, tanto da finire anche nel famoso film, occorre andare con una persona del luogo che la apre e racconta la sua storia.
È una delle storie che si incontrano lungo la strada. Per la verità ci vuole un po’ di preparazione e anche una dose di fortuna per vederla. Malgrado avessi letto più volte la bella guida di “Terre di mezzo”, solo oggi ho scoperto che era possibile andare a vedere questa chicca e ringrazio quindi di aver proseguito il cammino.
Ieri notte dopo cinque giorni di condivisione ho dormito da solo. È strano in un cammino che dovrebbe esser molto popolato. È anche vero che Tosantos è una frazione fuori dalle tappe classiche che terminano a Belorado. Ma questo, oltre a migliorare il percorso di oggi mi ha permesso di vedere la chiesa rupestre che è uno dei simboli del cammino.
Per 10 euro ho dormito in un ostello privato gestito da una famiglia deliziosa e ho cenato su un prato inglese in un ambiente molto bello. In più mi ronzavano intorno una dozzina di bambini compagni di scuola del figlio dei gestori. Portano allegria e non sono casinisti come i nostri.

Al mattino presto, alle 6.30, il paese era tutto avvolto dalla nebbia. Un freddo… così ho fatto i primi chilometri coperto. Il primo tratto di strada, per circa otto chilometri è stato in mezzo si campi coltivati. Poi a Villafranca il sentiero sale rapidamente per portarci quasi a 1.200 metri e si entra in un bellissimo bosco che ci accompagnerà quasi fino a San Jean de Ortega, un altro luogo centrale per i pellegrini.
Il Santo che diede il nome al monastero visse nello stesso periodo di Santo Domingo e con lui condivise l’impegno al servizio dei pellegrini. Si ritirò in un posto isolato ma fondamentale per superare una zona allora impervia. Lavorò per ospitare chi passava. Oggi resta una grande struttura ancora da restaurare è una imponente chiesa dove è sepolto il Santo.

Io ho proseguito fino ad Atapuerca per far sì che la tappa di domani per Burgos sia meno impegnativa, ma anche per visitare il sito archeologico dove vennero rinvenute ossa di ominidi con il Dna più antico della storia e risalente a 800.000 anni fa. In serata, mettendo una energia supplitiva parteciperò a una visita guidata.
Domani la seconda importante città del cammino: Burgos. E da lunedì le temibili o affascinanti mesetas.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 23 Giugno 2018
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