I tecnici del Comune bocciano il piano di salvataggio di Accam

Il piano di salvataggio per Accam secondo i tecnici del comune di Busto avrebbe molte criticità e soprattutto non prevede la chiusura nel 2027

accam

Lo hanno letto, analizzato e studiato in ogni singolo aspetto. E l’hanno sostanzialmente bocciato. Sono i tecnici dell’Ufficio Controllo di Gestione/Partecipazioni Comunali del comune di Busto che in una relazione di 7 pagine (qui il documento integrale) hanno messo nero su bianco le criticità del nuovo piano industriale di Accam che “presenta alcune incongruenze tra parte descrittiva e contabile” e soprattutto potrebbe portare al “non verificarsi degli eventi prospettati“.

Il business di Accam, dalla spazzatura ai materassi

Si parte dalla cosa più importante: la spazzatura da bruciare. “Il volume dei ricavi individuato necessario ai fini del raggiungimento degli obiettivi del piano presuppone l’impegno di tutti i soci a conferire i rifiuti in Accam sino a tale data alle tariffe indicate” ma già oggi “la società ha già evidenziato la presenza di difficoltà in merito a tale aspetto anche per l’anno in corso“. Un problema non da poco dato che già per il 2018 i proventi da questa attività dovrebbero crescere del 13,5% ma secondo i tecnici del comune “tale incremento […] potrebbe non essere confermato dai dati reali” e ancora più importante “non vi sono garanzie in merito per il futuro”.

Accam anche negli anni successivi ha previsto ricavi in aumento il cui andamento viene definito “di non facile comprensione” dal momento che “le sezioni descrittive non trovano preciso riscontro nei valori economici“. Per aumentare i ricavi si punta anche a nuovi business che spaziano dalla produzione di energia elettrica con nuove turbine fino allo smaltimento di materassi ma “i valori economici relativi a tali misure strategiche sono indicati in maniera sommaria, e le stesse, ad oggi, non trovano riscontro all’interno dei prospetti economico patrimoniali”.

La gestione dell’azienda

Per risanare l’azienda si prevede anche un abbassamento dei costi di gestione a partire dal 2022, da quando cioè finirà il contratto con Europower e in quel momento Accam vuole riprendere in mano direttamente le redini dell’azienda. Così la voce di costo passerebbe dai 12,2 milioni di euro per l’anno 2021 a circa 6,3 milioni di euro nell’anno successivo ma questa sforbiciata “risulta in parte controbilanciato dall’ipotesi di assunzione di 45 unità di personale” per le quali però “non si riscontrano informazioni in merito alle figure professionali, alla tipologia contrattuale individuata e alla presenza di vincoli normativi”.

I tecnici dell’ufficio economia del comune rilevano anche come per quanto riguarda tassazione, accantonamenti e posizioni legali sono necessari ulteriori approfondimenti. Chiarimenti necessari soprattuto su un punto: “Non si riscontrano informazioni in merito a valutazioni di tipo giuridico in merito a vincoli posti dalla normativa vigente in tema di società partecipate” che potrebbe avere una “conseguente riduzione del bacino di conferimento”.

La chiusura nel 2027?

Ma dopo tutto questo lavoro, Accam chiuderà? Secondo il piano industriale sembrerebbe di no. “La società non viene posta in liquidazione nell’anno 2028 -scrivono i tecnici del comune- comportando la presenza di un valore residuo delle immobilizzazioni societarie, non completamente ammortizzate”. Un problema a cui se ne sommano altri due, da un lato quello dell’autorizzazione che scadrà proprio quell’anno e dall’altro la disponibilità delle aree su cui sorge l’inceneritore. Quel terreno è infatti di proprietà del comune di Busto e “la prosecuzione dell’attività societaria oltre il 2027 non è garantita in quanto la disponibilità delle aree ove sorge il sito […] non supera tale data”.

Quindi le opzioni sono due. C’è infatti “la possibilità che il valore residuo dell’impianto debba essere azzerato” ma questo determinerebbe “un peggioramento dei risultati di esercizio” rimescolando i numero del bilancio oppure fin da ora la scelta è che “non si preveda lo spegnimento del termovalorizzatore alla data del 2027“.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Ottobre 2018
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