Processo Piazza Pulita, le difese danno battaglia: “Nomine legittime”
I difensori di Fratus, Cozzi e Lazzarini hanno controesaminato il maresciallo della Guardia di Finanza che ha preso parte alle indagini cercando di mettere in evidenza le "falle" dell'inchiesta
Gli avvocati danno battaglia in aula nel controesame del maresciallo Martino, militare operante nell’inchiesta Piazza Pulita, chiamato a rispondere alle domande delle difese dell’ex-sindaco Gianbattista Fratus del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex-assessore ai lavori pubblici ed ex-coordinatrice di Forza Italia a Legnano, Chiara Lazzarini.
Ai tre è contestata la turbativa dei bandi per la nomina del direttore generale di Amga, quello per il direttore organizzativo del Comune, la scelta di Flavio Arensi come consulente artistico del Comune per la realizzazione di alcune mostre di artisti di fama nazionale e internazionale, la nomina di un commercialista in Euro.Pa. (contestato al solo Cozzi) e la corruzione elettorale per l’appoggio della lista Alternativa Popolare di Guidi al ballottaggio delle elezioni del 2016 (contestata a Fratus).
Dopo le due udienze dedicate all’esame del pubblico ministero Nadia Alessandra Calcaterra, i tre difensori degli imputati principali si sono concentrati su quelle che, dal loro punto di vista, sono le molte falle dell’inchiesta puntando l’attenzione sul fatto che si trattava di nomine fiduciarie nelle quali era previsto che il sindaco avesse l’ultima parola, in particolare nel caso del direttore organizzativo Enrico Barbarese. Incalzanti le domande al teste Martino da parte, in particolare, di Maira Cacucci che difende Gianbattista Fratus e con il quale ha condiviso l’esperienza amministrativa da assessore alla Sicurezza.
Domande incessanti che puntavano a capire, così come hanno fatto gli altri due difensori (Cesare Cicorella per Maurizio Cozzi ed Enrico de Castiglione per Chiara Lazzarini), perchè si è partiti da un esposto anonimo sulla presunta malagestione di Amga negli anni del centrosinistra con Nicola Giuliano come amministratore e Lorenzo Fommei direttore generale, e si è finiti ad indagare sulla giunta Fratus. In particolare la Cacucci ha cercato di ottenere risposte sulla genesi dell’indagine che il maresciallo Martino, non senza fatica, ha dovuto ricostruire nuovamente.
Le difese si sono concentrate anche su tutta una serie di accertamenti che, a loro dire, non sono stati espletati dagli inquirenti. A più riprese, riguardo alla nomina di Barbarese come direttore organizzativo del comune di Legnano, si è messo in discussione il fatto che si trattasse di bandi in cui l’amministrazione non poteva . Si contesta, ad esempio, la presenza del direttore uscente Peruzzi nell’ufficio di Cozzi in un incontro che questi ha avuto con la Lazzarini proprio nel giorno in cui ci sarebbe stato il colloquio con i candidati selezionati dalla commissione.
Un’altra contestazione è stata posta in essere sempre dalla Cacucci in merito al famoso esposto anonimo che, secondo l’accusa, sarebbe stato discusso dalla Lazzarini (che l’aveva ricevuto via whatsapp da Ferretti) con il sindaco prima di essere portato all’attenzione della Procura. Secondo il legale non sarebbe stato verificato in nessun modo (se non dalle intercettazioni dei protagonisti) questo incontro.
I legali hanno basato la loro strategia su una guerra di date, intercettazioni, interpretazioni di regolamenti e statuti, mancanza di verifiche relativamente ai reati che sono stati ipotizzati. Una linea prevedibile, visto che il processo è tutto basato su documenti ed intercettazioni, e che è stata contestata più volte dal pm Calcaterra con il giudice Daniela Frattini che è dovuta intervenire varie volte per calmare le acque.
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