Da Malpensa alla strada, la senzatetto che vaga per Gallarate
Invisibili per certi versi, da un altro punto di vista conosciutissimi, i senzatetto di Malpensa si sono dispersi. Tra loro anche una donna che ora si muove in zona Gallarate
Invisibili per certi versi, da un altro punto di vista conosciutissimi, i senzatetto di Malpensa si sono dispersi, dopo che il Terminal 1 è stato chiuso e ora che i passaggi di persone all’aeroporto sono pochissimi.
Pochissimi vivono ancora in aeroporto (aiutati dai dipendenti aeroportuali, dall’associazionismo e dalla Polizia Locale Ferno-Lonate), mentre altri si sono spostati. I più verso Milano, che ha strutture stabili e organizzate, anche nel periodo di lockdown totale che è appena passato.
Altri sono rimasti in zona. Negli ultimi giorni molti hanno incrociato a Gallarate una donna sessantenne, originaria del Sud Italia, che da tempo viveva a Malpensa e che successivamente si è mossa tra Gallarate e Rho.
Lunedì era in stazione, alla banchina del binario 5, e ha avuto un malore, è stata soccorsa dal 118 e dalla Polfer (nella foto che apre l’articolo), che hanno provveduto a tutelare anche il bagaglio di borse, sacchi e trolley con cui gira e in cui ha tutti i suoi poveri averi.
Nella mattina di martedì ha inscenato una sorta di protesta, bloccando il traffico in zona ospedale, tra via Cantoni e via Bonomi. Alla sera si è accampata vicino all’ingresso dell’ospedale. Mercoledì mattina è stata nuovamente monitorata da Polizia di Stato e Polizia Locale di Gallarate.
La donna sta fisicamente bene, non vuole aiuto da altri e, al di là di alcune intemperanze, è considerata capace di intendere e di volere. La situazione è stata segnalata anche ai servizi sociali del Comune e viene monitorata (anche a VareseNews sono state inoltrate diverse foto, che non pubblichiamo come forma di rispetto, ma che aiutano a seguire la vicenda).
Resta una vicenda di solitudine, di una persona che forse ha perso anche quel poco di legami che la vita in aeroporto garantiva: all’interno dello scalo infatti non manca anche una certa solidarietà da parte di chi lavora a Malpensa, così che anche i senzatetto hanno un nome o un soprannome, qualcuno che almeno può rivolgere loro un po’ di attenzione, prima ancora che aiuti materiali.
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