Dal Maggiore al Ceresio, l’estate delle vacanze dietro casa

Un'indagine di Coldiretti evidenzia l'incremento del turismo di prossimità, effetto anche delle conseguenze della pandemia. Più attenzione verso piccoli borghi e prodotti tipici

foto del giorno 16 luglio 2020 curiglia mulini di piero

Frena il turismo straniero, ma l’estate nei borghi prealpini, dalle riviere dei laghi alle valli, conquista il turismo made in Italy. Lo rileva Coldiretti Varese. C’è ancora una buona quota di turismo “mordi e fuggi”, ma la tendenza per due italiani su tre (66%) è quella di fare pausa nei borghi durante l’estate 2020 alla scoperta di prodotti e tradizioni meno conosciuti ma anche per sfuggire al rischio del sovraffollamento nelle località turistiche più battute, di fronte all’emergenza coronavirus.

I dati sono confermati da un’analisi della Coldiretti sulla base dell’indagine Notosondaggi che evidenzia un nuovo protagonismo dei centri minori spinto dagli effetti della pandemia che ha portato alla riscoperta del turismo di prossimità.

“Un fenomeno favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali” afferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.

Nella nostra provincia, paesi e valli sono scrigno di risorse preziose, come la Formaggella del Luinese, le pesche sciroppate di Monate, i salamini di capra, il miele e i formaggi che affondano le loro origini nella tradizione. Prodotti che vanno valorizzati anche come trait d’union con il turismo. Il paesaggio rurale del Varesotto è segnato – oltrechè dalle bellezze di Maggiore, Ceresio e dei laghi più piccoli – dalle produzioni agricole e dai pascoli che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico. Si tratta di un valore aggiunto non solo ambientale ma anche di armonia e bellezza che rappresenta anche un elemento di attrazione turistica che sempre più identifica il territorio all’estero, di cui l’agroalimentare Made in Italy è senza dubbio il fiore all’occhiello.

Un patrimonio immateriale condiviso con il resto del Bel Paese: il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo l’indagine Coldiretti/Symbola nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. A garantire l’ospitalità nei piccoli centri è soprattutto – rileva Coldiretti – una rete nazionale composta da 24mila agriturismi: queste strutture, spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è più facile, nell’estate del Covid, garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

Proprio per questo il 56% dei cittadini – continua la Coldiretti provinciale – ritiene che l’agriturismo rappresenti una risorsa importante per il rilancio della vacanza Made in Italy duramente colpita dal calo di presenze determinato dall’emergenza cororavirus. “La vacanza nei piccoli borghi, da sempre fortemente caratterizzati dalla presenza dell’agricoltura, rappresenta un esempio di turismo sostenibile prezioso per il sistema Paese che, se adeguatamente valorizzato, può diventare una risorsa strategica per il rilancio economico e occupazionale dopo la crisi causata dall’emergenza sanitaria” conclude il presidente Fiori.

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Pubblicato il 22 Luglio 2020
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