Anche il cielo piange Angelo Monti, che ha inciso con rettitudine e bontà nella vita della città di Varese
Era piena la basilica di san Vittore per l'ultimo saluto all'ex presidente dei Monelli della Motta e di mille altre cose. Panighetti "ora ognuno di noi deve raccogliere il testimone"

“Anche il cielo piange” è stato il commento di una dei tantissimi partecipanti ai funerali di Angelo Monti, che hanno riempito l’intera basilica malgrado fosse una delle ormai rare giornate umide e di pioggia di questa strana primavera.
Ed è stato davvero un saluto sentito e partecipato dal tutti quello di giovedì 30 marzo: innanzitutto da una intera generazione di cittadini di Varese che si sono impegnati nella città nelle mille sfaccettature in cui si è impegnato anche lui, dalla storia civica alla politica, dalle tradizioni laiche a quelle religiose, tutte vissute con la stessa rettitudine e mitezza.
Angelo Monti era un uomo d’altri tempi, come si usa dire, ma di quel genere che invece bisognerebbe sperare di reincontrare, perchè ora tocca alle nuove generazioni portare avanti il suo amore per gli esseri umani e per l’impegno civico. «Mentre lo salutiamo nella fede è d’obbligo per noi farci una domanda: quale testimone affida a ciascuno di noi? Cosa insegna a coloro che gli succedono, in tutte le dimensioni di partecipazione che ha vissuto? – ha infatti sottolineato monsignor Luigi Panighetti durante la predica – Il Signore ci chiede di imparare dagli incontri che facciamo e Angelo ci lascia un enorme bagaglio: tocca a noi far si che questo bagaglio fruttifichi per il domani».
Un’eredità che non comincia nel dolore, ma nella serenità di chi resta, che sa che “Il dottor Monti” raggiungerà il Signore dopo una vita piena che lo porterà direttamente alla felicità eterna, dopo tanti decenni di bene che ha esercitato in tutti i momenti della sua vita quotidiana: «È stato un uomo giusto, che per amore degli altri si è assunto responsabilità delicate e non facili – ha detto il prevosto di Varese – Ora la sua anima è nelle mani di Dio, e Angelo ci è arrivato già pronto ad incontrarsi con Lui».
L’ultimo saluto ha avuto anche molti rappresentanti tra i sacerdoti, che l’hanno conosciuto in tanti anni di vita cristiana: erano infatti sei i concelebranti, dai tre prevosti Monsignor Gilberto Donnini, Monsignor Peppino Maffi e Monsignor Luigi Panighetti al parroco della comunità beato Samuele Marzorati Don Carlo Garavaglia, al responsabile della pastorale giovanile della comunità di sant’Antonio Abate don Matteo Missora e al sacerdote del sacro Monte don Agostino Ferrario, tutti cari amici del parrocchiano Monti. E anche molti rappresentanti della politica varesina a partire dal sindaco Davide Galimberti, al senatore Alessandro Alfieri e al delegato provinciale Simone Longhini, per non contare poi i rappresentanti dell’associazionismo e dei mille mondi con cui lui è entrato in contatto.
Gli ultimi, affettuosi, ricordi sono arrivati dai suoi nipoti, a cui distribuiva frasi in latino e letture di Dante, gite in bicicletta da Varese al Vaticano e cene troppo care. Un ricordo tenero e meraviglioso dello zio che li faceva recitare i rosari in latino ma anche rubare i dolci dalla dispensa, e che non erano tristi, perchè hanno imparato da lui innanzitutto la serenità: «Ci lasci in tempo di quaresima ma non c’è rammarico nei nostri volti – racconta la nipote Chiara – La vita tutta è un tempo di cammino: questo ci hai insegnato. Ed è un cammino non tanto perché abbiamo gambe ma perché abbiamo uno sguardo da soddisfare e una persona da incontrare».
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