A Varese il dramma di una dottoressa: “Mentre combattevo il Covid in ospedale mio marito si giocava tutto alle macchinette”

Durante la pandemia una donna lavorava 12 ore al giorno in reparto mentre il marito la tormentava con scenate di gelosia e sperperava il denaro di famiglia nel gioco d’azzardo. Oggi la sua testimonianza in aula dietro ad un paravento

Generico 31 Mar 2025

«Lavoravo 12 ore al giorno, c’era il Covid. Una volta lui è arrivato in ospedale, pensava chissà cosa, ha fatto irruzione al lavoro, bussava alla porta durante le riunioni in corso». Il motivo? Una folle gelosia, da cui partivano i maltrattamenti in famiglia. Ma non solo.

«La città era blindata per il lockdown. Una volta si è presentato in pronto soccorso pretendendo di entrare. Diceva che avevo un altro. E oltre a essere geloso ha distrutto la nostra vita, quella della mia famiglia. Era malato di gioco».

Ha dell’inverosimile il racconto di una donna di 42 anni che è caduta – secondo quanto affermato giovedì in aula dinanzi al Collegio di Varese – nella trappola di un uomo geloso e possessivo, dal quale è riuscita a salvarsi solo attraverso una denuncia alla polizia.

L’ennesimo caso di maltrattamenti in famiglia fa ancora più male per la storia di questa donna, originaria dell’Albania, che ha conosciuto il marito – anch’egli albanese – nel 2003. Dopo una breve convivenza e il matrimonio, sono nati due figli, ancora minorenni.

«Nel 2019 è cominciato tutto. Lui lavorava, io anche, ero specializzanda. I soldi erano pochi, mancavano sempre, tutto lo stipendio bruciato, e poi ho scoperto che qualcosa non andava: prendeva soldi in prestito. Un giorno mi ha detto che voleva farmi un regalo, voleva comprarmi una macchina nuova e così ha acceso un finanziamento con la mia firma. Io ci sono cascata. Ma la macchina non è arrivata. Alla fine mi ha detto che quei soldi servivano per pagare un’agenzia di investigazione privata perché pensava che lo tradissi, che mi avevano seguita per sei mesi senza trovare prove».

Tutte invenzioni, si scoprirà poi, probabilmente create per trovare soldi da destinare al gioco d’azzardo.

«Da un lato voleva controllare ogni mio spostamento, ogni mia telefonata, i social, i messaggi. Dall’altro si disinteressava completamente dei nostri figli, si attaccava alla bottiglia e non faceva nulla in casa, tornava a tarda notte. Nessuna giustificazione. Io chiedevo. E lui davanti ai miei figli mi dava della puttana e mi diceva di stare zitta. Una volta mi ha messo pure le mani al collo».

Nel frattempo, la donna faceva carriera nella professione medica, impegnandosi con i colleghi notte e giorno, in prima linea durante la pandemia e vedendo negli anni successivi un importante incremento delle sue entrate. «Soldi che sono spariti: in pochi mesi lui aveva svuotato tre carte di credito. Metteva i soldi sul conto e prelevava. Un buco da 10 mila euro. Non avevo però il coraggio di denunciarlo perché la polizia mi aveva detto che lo avrebbero allontanato da casa. Ma c’era il lockdown: dove sarebbe finito il padre dei miei figli?».

Poi, finalmente, la decisione di denunciare e far partire le indagini. Non prima di averle fatte lei, le indagini. «Non avevo più soldi e sono andata in banca a capire che stava succedendo. Mi hanno fatto vedere i movimenti. I prelievi fatti tutti nella stessa filiale bancomat, a Varese. Io vado a vedere cosa c’è in quella via: di fronte al bancomat c’era un’agenzia scommesse. Allora sono entrata, ho trovato una persona che era lì in quel momento e le ho mostrato la foto di mio marito, ho chiesto se lo conoscevano e mi hanno detto di sì. Quella è stata la conferma della fine che facevano i miei soldi. Sono corsa dall’avvocato per la separazione»

Il racconto è stato fatto da dietro un paravento, per evitare di incrociare lo sguardo con il suo ex, che ascoltava in silenzio le domande del pubblico ministero e le risposte della donna che si è costituita parte civile assistita dall’avvocata Chiara Digiovanni.

Il processo prosegue e si appresta a terminare: prossima udienza il 30 ottobre per sentire i testi della difesa, l’imputato e per la discussione delle parti al 30 ottobre.

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Aprile 2025
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