Consiglio comunale, su Accam la Lega sgambetta Farioli e spacca la maggioranza
Assenti i leghisti e quattro colleghi del PdL, non si raggiunge il numero legale: niente mandato al sindaco perchè tratti con la società le modifiche alla convenzione con il Comune necessarie per garantire economicamente il revamping
Colpo di scena in consiglio comunale sulla vicenda Accam: la Lega Nord non si presenta in aula con i suoi consiglieri, eccetto il presidente Speroni, al voto sulla delibera per il mandato al sindaco per trattare sulla convenzione con l’ex consorzio, e con l’opposizione decisa a non partecipare al voto non si raggiunge il numero legale. Per quale motivo le cose siano andate male per la maggioranza non è certo, le voci sono varie: chi parla di pressioni relative proprio ad Accam, di un segnale al sindaco, chi di questioni interne. In ogni caso il segretario leghista Gorini era presente fra il pubblico, a differenza dei suoi fra i banchi. L’assenza dei consiglieri leghisti non è certo stata ben accolta in casa PdL, ma anche qui si dovevano contare le defezioni di quattro consiglieri di Forza Italia (Angelucci, Chiesa, Cornacchia, Genoni: solo una avrebbe avuto motivazioni direttamente politiche). E a poco valevano i tentativi di Speroni di rigettare sull’ostentato non voto delle opposizioni la responsabilità della pessima figura per l’amministrazione. Intanto il revamping di Accam dovrà passare per l’assemblea dei soci, prevista lunedì 2 marzo: con grossi punti di domanda a questo punto.
L’assessore Franco Castiglioni ha esposto i retroscena della delibera, già impallinata dalle opposizioni in commissione ambiente. I Comuni soci di Accam chiedono a Busto una disponibilità a cambiare la convenzione. Il punto chiave è la durata. Castiglioni ha ancora confermato che Busto, Gallarate e Legnano intendono procedere di comune accordo a creare un soggetto che gestisca l’intero ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento, con l’obiettivo dell’autosufficienza. Farioli in seguito tuonerà contro ogni prospettiva di Borsano quale unico luogo di smaltimento dei rifiuti, prendendo di mira la Provincia dopo la bocciatura del piano provinciale rifiuti da parte della Regione e con lo spauracchio del commissariamento.
Ad intervenire era solo la maggioranza: silenzio invece dalle opposizioni, decise a togliersi la soddisfazione di vedere il centrodestra autoaffossarsi. Critico Bottini (FI) verso gli assenti: e al vicepresidente della provincia Farioli riconoscerà d’essersi battuto perchè Busto non diventasse l’unico luogo di smaltimento della provincia. Si scopre durante la seduta anche un centrodestra ambientalista a sostegno del revamping, con Pellegatta (AN) che richiama il protocollo di Kyoto e l’obiettivo 20-20-20 della UE su emissioni ed energia. Trent’anni fa lui già parlava di teleriscaldamento sul’esempio bresciano, ricorda, e il tempo, dice, gli ha dato ragione.
Il sindaco si è scagliato contro le «battaglie ideologiche tra bene e male». «Tra Brescia e Napoli esiste un esempio intermedio, quello di Busto, consapevole che avere un inceneritore non è un male» ma una «responsabilità sovracomunale» che «dà diritto di chiedere ad altri di essere responsabili ed evitare che i commissari, i Galli e i Formigoni scelgano sulle nostre teste». Ribadito di premere per un miglioramento tecnico ed ambientale, di aver ricevuto fondi da Regione e Provincia per ripristini ambientali e bonifiche intorno all’inceneritore, di aver voluto operare per evitare ulteriori insediamenti in loco – vedi umido, Farioli invitava a scommettere su un futuro più pulito. Soprattutto attivando il teleriscaldamento, che come ricordava non si ammorta dall’oggi al domani. «La Regione ci ha mandato una diffida l’altro ieri perchè i valori di Accam non sono ancora in linea con quelli europei»: quindi affrettarsi. E prima che sia tardi Farioli rilanciava colorito: «No a scelte sulle nostre teste. Per non trovarci a dover dire Varese e Milano ladrona, Busto co****na».
A poco è servita la mozione di Cislaghi (gruppo misto), emendata dal sindaco e comunque non passata per mancanza del numero legale, che avrebbe chiesto alla provincia di identificare un sito altro oltre Borsano – cosa mai fatta in anni, e sempre più improbabile. Dopo la richiesta del sindaco di convocare la commissione ambiente entro la settimana prossima per identificare il percorso per la convenzione il voto, pleonastico e scontato: non si andava oltre i dodici consiglieri votanti. Troppo pochi. E quando i resti della maggioranza spaccata si alzavano ignorando quasi in massa le successive interrogazioni e mozioni esplodeva per il PD Mariani: «Il sindaco si è presentato senza maggioranza su un questione come Accam, si dovrebbe dimettere». . Settimane di tensione in vista: e il 17 marzo si vota sul bilancio, appena approvato dalla Giunta. Lega permettendo. Un gruppo di cittadini coordinati dal Meet Up di Busto Arsizio, infine, ha protestato silenziosamente indossando una mascherina ad inizio seduta (foto a destra).
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