Alle imprese servono soldi veri e subito

In un incontro promosso dal Rotary Club di Varese si è affrontato il tema della crisi. Sono intervenuti la docente Rossella Locatelli, l'esperto finanziario Luca Pertusi, l'imprenditore Paolo Orrigoni e il presidente di Univa Michele Graglia

Dal green ovattato del Golf club di Luvinate, la grande crisi economica sembra lontana anni luce. Ma a riportarla al centro del campo ci ha pensato il Rotary club di Varese che sul tema ha organizzato un incontro con quattro relatori: Rossella Locatelli, docente di economia dell’intermediazione finanziaria all’università dell’Insubria, Paolo Orrigoni, amministratore delegato dei supermercati Tigros, Luca Pertusi, operatore finanziario di Fideuram, e Michele Graglia, presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese. Quattro voci non sempre intonate tra loro, ma che hanno dato ai molti presenti indicazioni e spunti interessanti.
«Il sistema bancario italiano – ha esordito la Locatelli – per il momento tiene, perché il nostro è un modello di intermediazione classico. È la rivincita delle banche noiose». Il sistema bancario italiano, dunque, sta bene, ma non è detto che starà bene anche in futuro. In Italia sono presenti 15 grandi gruppi quotati che raccolgono il 75 % dell’attivo, 60 gruppi medi e un arcipelago di 500 banche autonome, perlopiù banche di credito cooperativo. E sono proprio queste ultime che guadagnano sul mercato. Rischiano invece molto quelle più internazionalizzate e quelle rimaste a metà strada, perché travolte dalla crisi durante i processi di aggregazione. A tamponare le loro ferite, ora, ci sono i bond del ministroTremonti.

La difesa d’ufficio di Pertusi sulla finanza creativa, principale imputata, non ha convinto fino in fondo. L’operatore finanziario ha ripercorso con precisione le tappe della crisi, ha ricordato l’ammissione di colpevolezza dell’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan (la cui dottrina, abbassare i tassi di interesse e iniettare liquidità, con questa crisi non funziona più), ha spiegato la perdita del potere d’acquisto delle famiglie americane, ha sottolineato con un paragone un po’ azzardato che dopo il bombardamento di Dresda tutto era distrutto, mentre oggi le case comprate con i mutui sono ancora in piedi e sono un valore, dimenticando però di dire che lo strapotere della finanza ha creato instabilità nel sistema e una distribuzione iniqua del reddito. Pertusi una certezza ce l’ha: «Le banche non falliranno più». Certezza a cui l’imprenditore Paolo Orrigoni non si puo’ aggrappare. «Noi, e anche le altre imprese, non abbiamo la fortuna delle banche». L’amministratore delegato dei supermercati Tigros è comunque ottimista per due motivi: primo perché il mercato della distribuzione alimentare ha una ciclicità meno isterica; secondo perché mangiare è una necessità primaria della gente. Si rinuncia al vestito griffato, ma non alla pagnotta. «Già nel 2007 si diceva che la distribuzione alimentare era in crisi. Oggi caliamo meno di altri settori, anche se è in atto una riorganizzazione. Si dice che i supermercati crescano come funghi. È vero che negli ultimi anni c’è stata una corsa all’accaparramento di immobili e licenze, ma i grandi gruppi stanno facendo marcia indietro». Sul rapporto tra finanza ed economia Orrigoni è stato lapidario. «Le aziende che vanno bene continuano ad assumere. L’economia reale è più forte di quella cartolarizzata perché nel momento del bisogno noi imprenditori siamo abituati a rimboccarci le maniche».


In una situazione così grave non si puo’ perdere molto tempo e chi ha in mano le leve del comando, spesso (per fortuna) parla senza peli sulla lingua.
Michele Graglia
ha ben chiaro dove e come bisogna agire e lo dice senza usare metafore. «Non so che cosa Berlusconi abbia venduto alla Marcegaglia – ha detto sorridendo il presidente di Univa -. Però so che alle imprese, motore del Paese, in questo momento servono soldi veri e subito, non promesse. Occorre una politica economica che in questa fase tenga in piedi le aziende, ne garantisca la sopravvivenza e con essa i posti di lavoro. Ma Tremonti è angosciato dal debito pubblico e pensa a piazzare i suoi bond alla prossima asta. La crisi finirà e quando sarà finita ci sarà un nuovo mondo e se non si prendono decisioni che stravolgono il sistema paese per affrontare questa situazione, soffriremo anche dopo. Nei prossimi 50 anni è prevista una crescita demografica di circa due miliardi persone, chiediamoci che cosa facciamo adesso per affrontare i problemi di domani».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Marzo 2009
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