“Ho vissuto una vita da scemo”

Storia di Paolo, docente precario di 63 anni, ancora alla ricerca di un posto sicuro. Ha girato mezza Italia dall'Aquila a Sondrio

Si autodefinisce “il dinosauro dei precari”. Paolo 63 anni è un docente di diritto ed economia senza cattedra. Si aggira nel giardino della scuola Pellico per vedere come stanno andando le assegnazioni. Dopo la stabilizzazione che ha messo in ruolo 200 insegnanti, questa settimana tocca ai professori, in lista per un contratto annuale.

Ha girato mezza Italia alla ricerca di un posto e ora, a un passo dalla pensione, il suo unico desiderio è quello di poter lavorare fino in fondo. Nella sua carriera ci sono stati due contratti con scadenza 31 agosto, ma anche spezzoni come due anni fa quando lavorò per soli 4 mesi. Non è mai stato due anni nella stessa città.

Dall’Aquila, paese di cui è originario, sino a Roma, Venezia, Treviso, Sondrio, Perugia, Paolo ha viaggiato inseguendo la cattedra : «È così che sono arrivato a Varese. C’erano 4 posti disponibili. Poi, una volta arrivato, quei posti sono spariti. Non c’è più nemmeno una cattedra, anzi c’è un perdente posto».

Così, anche questo trasferimento non ha portato l’agognato ruolo: «Sono, però, il primo della lista, quindi non dovrei avere problemi. La materia che insegno sta scomparendo dai programmi…Essere qui, oggi, non mi fa molto piacere perché mi rendo conto che sto portando via il posto a qualcuno. Questa è una battaglia tra poveri, uno scontro che mortifica la nostra dignità di persone e lavoratori. Nella mia lunga esperienza ne ho viste di tutti i colori: gente piangere, inginocchiarsi per chiedere un posto. Ma che società è questa?».

«Ho vissuto una vita da “scemo” – commenta amaramente –, sono entrato nel mondo della scuola tardi perché inseguivo il sogno del teatro. Poi ho sperato in occasioni che si sono rivelate false come quando mi sono fatto trasferire a Sondrio per ottenere i 12 punti che il decreto Moratti assegnava alle scuole disagiate. Per un anno ho fatto la spola tra Sondrio, Bormio e Tirano. Due anni più tardi, quel decreto è stato dichiarato incostituzionale e i miei punti sono spariti».
Nel 1995, Paolo fu sul punto di abbandonare: «Ero arrivato al limite. Ero a Chioggia, un anno devastante in una classe di ragazzi difficilissimi. Ero sfinito. Poi, non sapevo bene cosa fare… Mi fossi fermato!!! Non ero poi così vecchio per ricominciare. Magari avrei potuto seguire le orme di famiglia e fare il pastore».


Nella sua carriera, Paolo ha girato 35 scuole e conosciuto 25 presidi: «Oggi la scuola vive una crisi pesantissima. Ha perso la sua caratteristica principale , quella di formare. I ragazzi sono molto arroganti e maleducati, omologati sui modelli proposti dalla televisione, spesso incapaci di formulare delle sequenze logiche.  Sono abbandonati a loro stessi e nulla  riesce a intaccare la loro apatia. Colpa, soprattutto, dei presidi che temono di perdere alunni e non avere più i numeri per mantenere aperta la scuola. Sono sempre dalla parte dei ragazzi e attaccano i professori».
Ma cosa può motivare ancora un docente come Paolo? « Il senso del dovere e quella cosa che scatta comunque quando ti trovi davanti ai ragazzi.  Ritrovi il tuo spirito di educatore… e un altro anno passa».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Settembre 2011
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