“Io e i Cccp”, amarcord di una punk band attraverso le parole
Ecco la recensione del libro di Umberto Negri dedicato alla storica band
Stefano Sacchetti, studente di Scienze Politiche, manda alla redazione la recensione del libro di Umberto Negri "IO E I CCCP".
Il mondo della musica sopravvive sui suoni, sulle immagini e sulle parole. Umberto Negri per ricordare il suo ex gruppo, i CCCP Fedeli alla linea, ha scelto di coniugare le parole con fotografie in bianco e nero degli anni ’80, creando una splendida intervista fotografica. Umberto ha sempre evitato di parlare dell’esperienza dei CCCP riservando all’ex cantante Giovanni Lindo Ferretti e all’ex chitarrista Massimo Zamboni il ruolo di unici detentori del ricordo della band punk- “filosovietica”. Ma qualche anno fa, grazie all’aiuto dell’artista underground Gomma Guarneri (del sito web gomma.tv), l’ex bassista ha deciso di rilasciare un’intervista trasformatasi poi in un libro (Umberto Negri IO E I CCCP, Shake edizioni) . Ne viene fuori il ritratto di una persona in bilico tra la voglia di lasciar spazio alla fantasia e di ritornare nelle regole, avendo come cornice uno spazio indefinito compreso tra la provincia emiliana e la Berlino degli anni ottanta con il quartiere turco pieno di punk e di case occupate.
Tutto questo è ovviamente decorato dalla musica punk, una musica acida e graffiante, terapia d’urto per le ansie quotidiane e le frustrazioni personali a cui i CCCP, grazie ai testi di Ferretti, aggiungono un immaginario filosovietico che strizza l’occhio all’Islam conosciuto a Berlino insieme alle mirabolanti coreografie della soubrette Annarella e del ballerino Fatur. Le chitarre distorte di Massimo Zamboni,
la batteria elettronica e il basso di Umberto Negri fanno il resto. Ma il clima circense dei concerti e l’instabilità all’interno del gruppo stufa presto Umberto , dopo aver inciso uno degli album più famosi del gruppo Affinità e divergenze tra il compagno Togliatti e noi dopo il conseguimento della maggiore età nel 1985 per la Attack Punk record, decide di abbandonare l’esperienza musicale per proseguire gli studi in Giurisprudenza. Il libro racconta un’esperienza fatta delle gioie, dei dolori e delle
scariche energetiche di un gruppo che ha contribuito ad arricchire il panorama della musica italiana nel rampantismo degli anni ottanta con suggestioni e musiche “d’oltre cortina”.
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