“Con i soldi del revamping creiamo la Silicon Valley dei rifiuti”

Una nuova proposta per il futuro dell’impianto arriva dai senatori Bignami e Pepe: “Realizzare un unico centro con le tecnologie più innovative già oggi esistenti”. Un intervento che avrebbe lo stesso costo del revamping

Cinque impianti autonomi ma interconnessi, in grado di smaltire i rifiuti in maniera integrata e di farlo senza emettere inquinanti. E’ questa la "Silicon Valley della spazzatura" immaginata dai senatori Laura Bignami e Bartolomeo Pepe per il dopo Accam. «40 milioni per il revamping è una spesa eccessiva dal momento che con la stessa cifra si può portare avanti una riconversione in chiave moderna dell’impianto», spiega Pepe, esperto in materie ambientali. L’area di Borsano (ispezionata in mattinata dai due senatori) potrebbe essere il luogo ideale per concretizzare il progetto che nelle prossime settimane sarà presentato dal Movimento X, la realtà politica alla quale adersicono.

«Accam può essere il primo luogo in Italia in cui mettere insieme le migliori esperienze in materia di smaltimento dei rifiuti -continua Pepe- con il vantaggio che sarebbe un vero ciclo integrato». Paradossalmente, l’impianto sarebbe così avanzato da essere in grado di raccogliere rifiuti non differenziati e svolgere la selezione in autonomia ma sopratutto «non avrebbe emissioni inquinanti nel territorio circostante». L’idea, in sé piuttosto tecnica, passa da impianti di ossicombustione a quelli di compostaggio la cui realizzazione «avrà lo stesso costo preventivato per il revamping di tutta la struttura». 

Proprio per questo i due senatori, alla viglia della decisione finale su Accam, chiedono di «avere il coraggio di guardare al futuro, tenendo in cosiderazione anche queste realtà». Un progetto, questo, che andrebbe ben al di là della semplice fabbrica dei materiali ma che permetterebbe di trovare una via di mezzo tra tutte le istanze in campo. «Il metano prodotto dai rifiuti organici -continua Pepe- potrebbe essere utilizzato per il teleriscaldamento così come il calore prodotto dal processo di intertizzazione dell’amianto». Il senatore, infatti, si spinge ancora oltre e spiega: «con pochi interventi si potrebbero trasformare le caldaia in modo da smaltire l’amianto con un solo scarto: vetro». Per realizzare questa ipotesi, però, i tempi potrebbero essere strettissimi: le dead line fissata dal sindaco Gigi Farioli si avvicina sempre più (il 22 dicembre, ndr) e al momento questa soluzione non è neanche negli scenari al vaglio. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Dicembre 2014
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